Imprenditori e autonomi stranieri, Italia prima

di Anna Fabi

Pubblicato 14 Dicembre 2017
Aggiornato 31 Agosto 2018 12:02

Cresce il numero di imprenditori stranieri in Italia, terza in Europa in questo senso: i dati del IV Rapporto Immigrazione e Imprenditoria.

Secondo quanto emerso dalla IV edizione del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con la CNA e MoneyGram, che approfondisce il tema dell’imprenditorialità immigrata a partire dai dati più aggiornati a livello comunitario, nazionale e regionale, l’Italia è il primo Paese per numero di imprenditori e lavoratori autonomi e la quota di stranieri è pari ad un settimo del totale comunitario (14%).

Proprio gli imprenditori e gli autonomi stranieri sono cresciuti sostanzialmente negli ultimi anni: +25,8% dalla fine del 2011 (circa 117.000 aziende in più). Nel 2016, addirittura, le attività indipendenti gestite da stranieri, con una crescita del +3,7%, hanno fatto registrare un andamento in controtendenza rispetto alle imprese gestite da imprenditori nati in Italia, che calavano del -0,1%.

=> Imprenditoria straniera in crescita

In termini assoluti siamo arrivati oggi a quota 571mila imprese straniere, pari al 9,4% del totale nazionale e un sesto delle nuove attività avviate nel corso del 2016 (16,8%), contro le 454mila unità di fine del 2011 (7,4% del totale).

Si tratta perlopiù di ditte individuali (79,3%), ma ad evidenziare i ritmi di incremento maggiori sono le società di capitale (+59,9% dal 2011 e + 10,6% solo nel 2016) e le start-up innovative, con oltre 900 unità in cui è presente almeno un immigrato. Nel complesso le iniziative imprenditoriali degli immigrati contribuiscono per il 6,9% alla creazione del valore aggiunto.

A livello settoriale si consolida la loro presenza nel commercio (36,2%) e nell’edilizia (22,9%) e cresce quella nel settore dei servizi alle imprese (5,5%) e delle attività di alloggio e ristorazione (7,7%), con incrementi relativi rispettivamente pari al +46,0% e +77,5% rispetto al 2011. La manifattura risulta pari al 7,8%, mentre le attività artigiane sono il 13,6% con una quota pari a 183mila imprese.

La maggior parte delle imprese straniere è situata al Centro-Nord, con una percentuale del 77,4% contro il 65,8% di quelle gestite da italiani di nascita; in cima alla lista Lombardia (19,3%) e Lazio (13,0%), Roma (11,4%) e Milano (9,1%), ma sono le grandi aree metropolitane del Mezzogiorno a segnare i ritmi di aumento più elevati. In generale le 14 Città Metropolitane raccolgono il 41,7% di tutte le imprese immigrate.

Gli imprenditori stranieri sono soprattutto di origine marocchina (14,5% degli immigrati responsabili di ditte individuali), cinese (11,4%) e romena (10,6%), ma sono i bangladesi a far segnare gli incrementi maggiori (+332,0% dal 2008).

=> Imprenditoria straniera: mappa in Italia 

Maria Fermanelli, presidente di CNA Impresasensibile, commenta:

“Il numero sempre crescente di imprese italiane guidate da nati all’estero dimostra che il nostro tradizionale dinamismo ha contagiato anche gli immigrati. E’ un fenomeno che apprezziamo, perché il lavoro, e in particolare le attività autonome, rappresenta la strada maestra dell’integrazione, favorendo tra l’altro l’emersione del sommerso e la promozione socio-economica. Per la sua complessità, riteniamo che sia un fenomeno da monitorare costantemente. Anche quest’anno, quindi, abbiamo collaborato alla redazione del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria curato dal Centro Studi Idos, una analisi, direi unica, che speriamo possa risultare utile ai decisori politici. Ma i problemi fondamentali, dalla cattiva burocrazia al difficile accesso al credito, sono comuni a tutti i lavoratori autonomi e agli imprenditori senza differenze anagrafiche. Per questo sono necessarie regole chiare e uguali per tutti e una estrema semplificazione”.

Ugo Melchionda, presidente di IDOS, aggiunge:

“Gli imprenditori immigrati rappresentano una delle migliori dimostrazioni che c’è bisogno di una nuova narrazione della migrazione, che metta in risalto quanto essa possa essere un asset dello sviluppo, come le organizzazioni internazionali da anni riconoscono, e come IDOS sta cercando di mostrare, in partenariato con AMREF e altre strutture, nel progetto Voci di confine, non a caso finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo”.

Massimo Canovi, Head of Southern Europe MoneyGram, conclude:

“I dati presentati oggi raccontano un tessuto economico nazionale che non può fare a meno dell’apporto dell’imprenditoria immigrata. Nel corso degli anni, grazie al MoneyGram Awards, abbiamo avuto evidenza della grande capacità di creare valore di queste imprese, capaci di superare difficoltà oggettive. Sono concrete realtà che si stanno affermando anche al di fuori dei confini nazionali”.