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Riforma del Lavoro approvata: fiducia al Ddl, guida alle novità

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Giugno 2012
Aggiornato 18 Luglio 2012 09:59

Ddl Lavoro approvato con fiducia alla Camera, sì a tutti e 4 gli articoli, la riforma diventa legge ma il Governo si impegna ad accogliere le richieste in sospeso su esodati, flessibilità in entrata e ammortizzatori sociali: guida alle novità.

Giornata decisiva per la riforma del lavoro, approvata definitivamente con fiducia alla Camera su ciascuno dei quattro capitoli del Ddl già approvati in Senato:

  1. Riforma dell’Articolo 18 (flessibilità)
  2. Riforma dei Contratti (assunzioni e licenziamenti)
  3. Riforma degli ammortizzatori sociali
  4. Politiche per l’impiego

Votata la fiducia il testo diventa legge, con la previsione di vedere accolte le istanze della maggioranza in nuovi provvedimenti normativi di prossima definizione.

Scarica il Ddl Lavoro

In cambio della fiducia sul Ddl Lavoro, infatti, il Governo si è impegnato a rivedere alcune questioni relative a flessibilità in entrata (richieste Pdl) e ammortizzatori sociali (richieste Pd), nonché sugli esodati.

Novità sulle Partite IVA

La riforma del lavoro introduce limiti alle assunzioni in azienda delle Partite IVA (leggi tutti i dettagli) per scoraggiare l’impiego di consulenti che in realtà intrattengono rapporti di subordinazione: in questo caso è prevista una trasformazione del contratto di consulenza in assunzione a collaborazione coordinata e continuativa o, nella maggioranza dei casi, tempo indeterminato secondo specifici criteri:

  • almeno otto mesi di collaborazione (in origine erano sei);
  • corrispettivo che rappresenti almeno l’80% delle entrate (in origine era al 75%);
  • postazione fissa di lavoro in azienda (scrivania).

Eccezione: oltre il tetto di reddito massimo del collaboratore (18mila euro lordi l’anno), invece, la partita IVA viene sempre considerata reale e quindi non soggetta a trasformazione.

Novità per i Co.co.pro.

Stretta sull’applicazione dei contratti Co.co.pro. (leggi tutti i dettagli) per evitare che sostituiscano assunzioni a tempo indeterminato.

Viene introdotto un salario minimo, prendendo come riferimento i relativi contratti di lavoro e l’una tantum per chi perde il lavoro

Contratti a termine

I contratto a termine dovranno più essere motivati dal datore di lavoro (causalone) se la durata è di almeno un anno (inizialmente il tempo minimo era sei mesi, poi modificato al Senato).

Dopo tre anni di contratti a termine, scatta il tempo indeterminato.

Apprendistato

Paletti anche per l’Apprendistato che però non valgono per le PMI sotto i 10 dipendenti. Il rapporto fra apprendisti e lavoratori qualificati è pari a 3/2.

Il testo originale del Ddl prevedeva che l’assunzione di apprendisti fosse vincolata alla trasformazione di almeno il 50% (rapporto 1/1) dei contratti precedenti a tempo indeterminato, ma questo vincolo è decaduto in Senato.

Licenziamenti

Per quanto riguarda la flessibilità in uscita, ci sono cambiamenti all’articolo 18.

In sostanza, si introducono casi in cui il licenziamento illegittimo può essere sanzionato con un’indennità economica e non più con il reintegro.

  • Per i licenziamenti discriminatori resta tutto come prima: scatta sempre il reintegro, anche nelle PMI sotto i 15 dipendenti.
  • Per i licenziamenti economici (giustificato motivo oggettivo) il giudice può decidere un’indennità compresa fra 12 e 24 mensilità ma è necessaria prima una procedura di conciliazione obbligatoria, introdotta dalla riforma.
  • Per i licenziamenti disciplinari, in una limitata serie di casi il giudice può prevedere il risarcimento economico fra 12 e 24 mensilità invece del reintegro.

Ammortizzatori sociali

La riforma degli ammortizzatori sociali introduce l’Aspi, assicurazione per l’impiego, che di fatto diventa una sorta di ammortizzatore universale.

Restano la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre è destinata sparire la mobilità.

Mercato del lavoro

Si introducono maggiori tutele per la maternità, un giorno di congedo obbligatorio anche per i papà (più due facoltativi), ed un inasprimento per contrastare la pratica delle dimissioni in bianco.

E ancora, ci sono misure relative alla riqualificazione e alla formazione permanente.

Migliorie post-Riforma

Nei prossimi provvedimenti che il Governo si è impegnato a varare per accogliere le richieste della maggioranza in cambio del voto di fiducia è possibile stabilire una divisione, tra quelle a tutela delle imprese e quelle a tutela  dei lavoratori.

Il Pdl (relatore Giuliano Cazzola) propone:

  • Contratti a termine: meno vincoli sul causalone per contratti di somministrazione, accorciamento del periodo fra un contratto e l’altro (che è a 90 giorni) per gli stagionali;
  • Detassazione premi di produttività, con una maggiore incisività delle agevolazioni;
  • Trasformazione dei contratti di Partite IVA e apprendisti, con minori obblighi e vincoli per le aziende.

Le modifiche del Pd (relatore Cesare Damiano) riguardano invece:

  • Aspi: rinvio di un anno del nuovo sistema di ammortizzatori sociali;
  • Precari: accesso più facile al bonus precari per chi perde il lavoro;
  • Contributi: non alzare i contributi per le partite IVA, rivedere i contributi degli stagionali.

Come è noto, da parte del Pd c’è anche la richiesta di mettere mano concretamente alla questione lavoratori esodati, su cui recentemente il Governo ha espresso la volontà di estendere la platea dei salvaguardati.

L’impegno del Governo

Il premier Mario Monti parlando in Aula si è impegnato «a risolvere tempestivamente, con appropriate iniziative legislative» le questioni messe sul tavolo dalle forze di maggioranza, citando esplicitamente: esodati, flessibilità in entrata e ammortizzatori sociali. Intanto potrà presentarsi a Bruxelles per il vertice UE del 28-29 giugno con riforme strutturali approvate e previsioni di bilancio in linea con il Fiscal Compact.

In questo modo l’Italia per far valere la propria posizione anche sul fronte della condivisione del debito, dove il braccio di ferro con la Germania di Angela Merkel si preannuncia all’ultimo sangue.

Di fatto, quindi, si incrociano i destini di una riforma del lavoro che cambia profondamente il mercato del lavoro italiano e di un negoziato europeo intorno al quale si gioca il futuro della moneta unica e della stessa costruzione europea.