Il digital divide è un ostacolo per lo sviluppo delle imprese sul territorio, ma esistono difficoltà oggettive che rendono complicata la diffusione delle reti tradizionali. L’alternativa sono le connessioni internet veloci realizzate con soluzioni innovative, che spesso portano a veri casi d’eccellenza produttiva. Come Toscocom.
Vinci è un comune di circa 14.400 abitanti, vicino ad alcuni centri nevralgici, importantissimi per lo sviluppo economico (come i distretti delle concerie di Santa Croce sull’Arno e della Piaggio di Pontedera), ma purtroppo afflitto dalla scarsa diffusione della banda larga.
Solo in due frazioni di Vinci arriva l’ADSL di Telecom su cavo tradizionale, e con chiavette degli operatori mobili non si riesce nemmeno a navigare ad alta velocità agevolmente, essendo presenti difficoltà nell’apertura delle porte.
Per superare il gap broadband e fornire alle aziende locali gli strumenti online ormai necessari per qualunque business online, il WISP (wireless Internet provider) Toscocom è riuscita a portare la banda larga sul territorio servendosi della tecnologia Hiperlan, su frequenze Wi-Fi.
Toscocom ha cominciato piantando la prima antenna in una delle frazioni di Vinci, spendendo circa 3mila euro più il costo del traffico Internet comprato su rete cablata di Interoute, l’operatore europeo proprietario e gestore della rete voce e dati più capillare in Europa.
Oggi conta una sessantina di antenne, riesce a coprire ampie zone delle province toscane, e raccoglie quasi 1400 clienti che, con 30 euro al mese, hanno una connessione con picchi di 4 mega in download e 250 kbps in upload.
La domanda è sostenuta, segnale che si tratta di un business profittevole e ancora aperto: l’aumento delle richieste avviene in maniera costate tanto che l’azienda rivela «noi andiamo avanti così»!
I tecnici Toscom non consentono di registrare più di 150 nuovi contratti al mese: non si possono mettere più di una quarantina di utenti su ciascuna antenna, per non compromettere la qualità della connessione.
«Quando arriviamo a una decina di richieste mettiamo un’antenna nuova e colleghiamo i primi utenti, ha spiegato l’Amministratore unico Fabio Bagni a Repubblica. Mettiamo uno di quei camion vela all’ingresso del paese con la nostra pubblicità: è la nostra unica spesa di marketing. E aspettiamo di essere contattati». Pare che il sistema funzioni benissimo. E il passaparola è formidabile.
C’è oggi poca informazione su questa attività, non solo in riferimento a quanto fatto da Toscocom, ma anche relativamente ad un centinaio di altri Wisp che operano sul territorio: «solo in Toscana saranno 15 le società maggiori, come la nostra, ma ce ne sono altrettante minuscole, magari con appena una decina di utenti».
Eppure si tratta di micro realtà importantissime perché riescono a portare la banda larga in luoghi in cui altrimenti non arriverebbe, realtà che paradossalmente rischiano di essere schiacciate dagli aiuti pubblici.
I finanziamenti pubblici, infatti, di solito creano problemi anziché portare beneficio: lo scorso anno la Regione Toscana ha indetto una gara per finanziare gli operatori che portassero la banda larga dove non era ancora presente e ha stilato un elenco delle zone interessate dal digital divide, inserendo tra queste anche le aree ormai coperte da Toscocom e dagli altri Wisp.
Come è semplice da capire, questa situazione ha creato disagi per le società che già operavano sul territorio che hanno rischiato di entrare in concorrenza con aziende agevolate dagli aiuti pubblici, tutto ciò dopo aver superato le difficoltà economiche e organizzative legate all’apertura di un nuovo mercato.
Per fortuna è stata avviata una trattativa per far sì che la Toscana ridefinisca la mappa del divario digitale e parallelamente sta nascendo un’associazione regionale, per iniziativa di Fabio Bagni, per raggruppare tutti i Wisp. Si spera che lo stesso avvenga in tutta Italia, in attesa della nascita della società nazionale della Rete, affinché i famosi 800 milioni che dovrebbero servire a colmare il divario digitale possano essere impiegati al meglio per favorire la crescita e l’evoluzione tecnologica del Paese, senza schiacciare le Pmi già attive e che vanno considerate una risorsa.
La diffusione della banda larga wireless su Wi-Fi è ormai inarrestabile e sembra contagiare a velocità esponenziale paesi e paesini, frazioni e minuscoli centri abitati,soggetti come Toscocom, Nettare (che ha sede nel Polo Tecnologico di Navacchio) o Eutelia (il cui quartiere generale è ad Arezzo) contano su reti ospitate da privati e da edifici particolarmente adatti come i campanili delle chiese. In cambio, i privati che accettano di accogliere il mini-impianto ricevono un collegamento Adsl gratuito.
«La nostra proposta non è più considerata un surrogato del vecchio e caro filo che il segnale lo porta direttamente a casa», spiega Fabio Bagni. L ‘ uovo di colombo è l ‘ utilizzo di ponti di piccola potenza attraverso i quali rivendiamo la “banda” comprata da altri operatori.
Il nostro lavoro si basa sulla liberalizzazione delle frequenze a 2, 4 e soprattutto a 5 gigahertz: un provvedimento legislativo che dà la possibilità di attivare access-point in casa propria ma anche, se si è registrati come Wisp, su aree molto più ampie tra cui il suolo pubblico.
Noi installiamo queste piccole antenne di bassissima potenza (0,1 watt contro 1,2 di un comunissimo apparecchio cellulare) e rivendiamo il servizio attraverso contratti di vario tipo, il cui prezzo parte da meno di 30 euro al mese».
«Telecom con le sue reti a fibre ottiche non può oggettivamente arrivare dappertutto. A questo punto interveniamo noi: compriamo la banda, che viene spedita dal nostro Pop (Point of Presence) fino al centro abitato che ci interessa, da cui si riparte e se ne raggiunge un altro.
La rete così costruita va modulata secondo le diverse esigenze e il numero di utenti reali o potenziali. A questo proposito, a noi per muoversi basta poco: chiediamo una ventina di prenotazioni ed il gioco è fatto».