Chi produce realmente lo SPAM e come ci si difende?

di Stefano Besana

Pubblicato 13 Novembre 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:50

Giacomo Dotta, su Webnews ha riportato una notizia e avanzato ipotesi che mi hanno fatto riflettere.

Nella notizia (riassumendo brevemente) si poneva l’accento prima di tutto sull’incredibile diffusione dello SPAM nel nostro paese (l’Italia ? è bene farlo sapere ? produce il 3% di tutto lo SPAM presente sul globo). E in secondo luogo avanzava un’ipotesi che circola da molto tempo nell’ambito Internet:

«L’obiettivo è mettere in ginocchio i sistemi di posta e non è escluso che chi propone (a pagamento) sistemi antispam abbia contribuito alla sua diffusione: un sistema già sospettato nella prima, massiccia ondata di virus per computer».

Bene, anzi male. Mi sorge spontaneo riflettere su questa dichiarazione se non altro per una serie di importanti motivi: la gravità e la possibile veridicità dell’affermazione sono sicuramente in primissimo piano. Come fare per verificare se sia veramente così?

Non c’è molto da fare, anche perché non si hanno (a tutti gli effetti) i mezzi per poter comprendere se quelle avanzate siano solo ipotesi prive di fondamento (come speriamo) oppure si tratti di verità concrete.

La mole giornaliera di SPAM che circola per il mondo non ha (sono convinto) ulteriori necessità di “aiuti” da parte delle stesse società che producono i sistemi di protezione.

Si tratta (secondo me) di un’ipotesi che anche se avesse delle ragioni di fondo non dovrebbe nemmeno avere molto senso di esistere.

All’utenza finale il fatto che lo SPAM provenga da un criminale o da un’azienda non interessa, o meglio non lo riguarda all’atto pratico. Vero è che la situazione è globalmente, e moralmente, molto più grave nella seconda ipotesi, ma a tutti gli effetti, il risultato finale è il medesimo. La differenza di disagio arrecato è assolutamente nulla. Lo SPAM è sempre SPAM che provenga da una o dall’altra fonte deve essere comunque arrestato, contrastato e filtrato.

Sia chiaro non stiamo cercando di giustificare chi produce questo materiale tanto fastidioso, ma stiamo semplicemente esaminando la soluzione con occhio critico ed esagerando leggermente (e volutamente) i toni.

Gli strumenti gratuiti ci sono, e sono ormai moltissimi, sia a livello di antispam che antimalware, quindi perchè non impiegarli?

È da sfatare anche il pregiudizio che li vedrebbe meno efficaci dei compagni a pagamento. Le soluzioni gratuite, se ben sviluppate, possono essere equiparabili, se non addirittura superiori a quelle a pagamento.

A voi la scelta dunque, le alternative ci sono e funzionano. Si può anche non dipendere dai colossi ma sopravvivere comunque egregiamente.