Una ricerca effettuata da Regus mostra che il tempo che gli italiani passano al lavoro è in aumento ed è superiore a quello di alcuni anni fa. Ma non solo: gli abitanti del Paese, addirittura, sarebbero più stakanovisti rispetto agli stranieri, molti dei quali fanno “cadere” la penna sulla scrivania alle 5 di pomeriggio.
Insomma: più della metà dei lavoratori italiani lavora ben oltre 8 ore al giorno e oltre il 50% di essi si porta a casa pc e “scartoffie” per terminare tutto la sera. Questo protrarsi dell’orario lavorativo risulta dai risultati del sondaggio globale condotto dal maggiore fornitore al mondo di soluzioni ufficio, che ha coinvolto oltre 12.000 persone di 85 Paesi. La probabile causa è che negli ultimi anni si è registrata una crescente pressione sull’orario lavorativo a causa del lento recupero economico nelle economie più mature e della rapida crescita nelle economie emergenti.
I risultati principali del sondaggio hanno evidenziato che:
- Il 45% dei lavoratori italiani e il 38% di quelli mondiali lavora solitamente tra le 9 e le 11 ore al giorno.
- Il 17% dei lavoratori italiani è solito lavorare più di 11 ore al giorno, rispetto al 10% del dato globale.
- In Italia, il 51% dei lavoratori si porta a casa il lavoro da terminare a fine giornata più di tre volte a settimana, rispetto al 43% del dato globale.
- In generale, i telelavoratori hanno più probabilità di lavorare undici ore al giorno (14%) rispetto ai lavoratori fissi in ufficio (6%) e di portarsi il lavoro da completare a casa (59%) rispetto ai lavoratori fissi (26%).
- In generale, solo il 5% delle donne lavora 60 ore a settimana rispetto a una percentuale maggiore più del doppio (12%) per gli uomini. Le donne hanno inoltre meno probabilità (32%) rispetto agli uomini (48%) di completare il lavoro a casa più di tre volte a settimana.
- I lavoratori impiegati presso aziende più piccole hanno in genere maggiori probabilità di portarsi il lavoro a casa (48%) più di tre volte a settimana rispetto ai dipendenti di grandi aziende (29%).
“Questo studio evidenzia un ovvio offuscamento del confine tra casa e lavoro” ha commentato Mauro Mordini, direttore Regus Italia. “Gli effetti a lungo termine dell’eccessivo lavoro possono danneggiare sia la salute dei lavoratori che la produttività generale, in quanto i lavoratori si stancano troppo e a lungo andare perdono la motivazione, diventano depressi o possono addirittura ammalarsi. Mentre le donne pare abbiano meno probabilità di lavorare più a lungo, forse perché hanno maggiori probabilità di lavorare part-time, i dipendenti di piccole aziende hanno invece più probabilità di lavorare più a lungo rispetto ai dipendenti delle grandi aziende. I lavoratori di piccole aziende sentono forse maggiormente l’impatto del singolo dipendente sul successo dell’azienda.”
“Sebbene il nostro sondaggio abbia rilevato che i telelavoratori e i lavoratori mobili lavorano solitamente più a lungo, risulta sempre più evidente che i telelavoratori sono più produttivi, più soddisfatti sul lavoro e soffrono meno lo stress. Questa categoria di lavoratori impiega solitamente meno tempo negli spostamenti e può così dedicare più tempo al lavoro. Le aziende che consentono ai propri dipendenti di lavorare da sedi più vicine a casa e di gestire quindi il tempo in maggiore autonomia, bilanciano lo stress di uno scarso equilibrio vita privata-lavoro e usufruiscono di personale più produttivo, dedito e in buona salute”.