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Occupazione: 3 milioni di pensionamenti entro il 2027

di Teresa Barone

Pubblicato 3 Maggio 2023
Aggiornato 18:52

Le stime sui pensionamenti che caratterizzeranno il mercato del lavoro dal 2023 al 2027 secondo il report Unioncamere-ANPAL.

Per il quinquennio 2023-2027 saranno 2,7 milioni i lavoratori in uscita dal mercato del lavoro, in pratica il 72% del fabbisogno complessivo stimato, raggiungendo punte superiori al 90% per il comparto pubblico.

Queste le stime rese note nel report sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2023-2027) stilato da Unioncamere e ANPAL.

Trend pensionistici

Saranno circa 676mila i dipendenti pubblici che libereranno posti di lavoro andando in pensione nell’arco dei prossimi cinque anni, a cui si aggiungeranno 1.376.400 dipendenti privati e 673.200 di lavoratori autonomi.

Il report focalizza dunque l’attenzione anche sugli effetti dei due differenti e opposti fenomeni che incidono sugli scenari prefigurabili:

  • l’ingresso nella fascia di età dei lavoratori maggiormente coinvolti nei processi di sostituzione (55enni e oltre) di contingenti rappresentati dai nati negli anni ‘60 che accedono alle soglie di età previste per le pensioni anticipate e di vecchiaia si traduce in un ampliamento del bacino dei potenziali coinvolti nel replacement;
  • le normative di accesso alle soglie pensionistiche, rese sempre più restrittive, determinano una contrazione delle maglie di accesso al pensionamento.

Opportunità di replacement

Dal punto di vista settoriale, la forte incidenza del comparto pubblico ricade sulla predominanza del ramo servizi che raggiunge quasi 2 milioni di unità (72,4%). Se l’industria determina meno del 24% della richiesta, il residuale 4% del replacement si colloca nel settore agricoltura.

Il fabbisogno complessivo sarà di 3,8 milioni di occupati nei prossimi cinque anni, una cifra determinata da molteplici fattori e soprattutto dalla crescente pressione dell’aspetto demografico che comporta un aumento dei flussi pensionistici, ma anche dalla riduzione del numero di persone in età lavorativa a causa dell’invecchiamento della popolazione