Obbligo di comunicazione su acquisti: polemica privacy fra i clienti

di Nicola Santangelo

Pubblicato 17 Gennaio 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:45

Spesometro, redditometro, studi di settore: neologismi che entrano prepotentemente a far parte del comune vernacolo e che, in qualche caso, accendono discussioni e alimentano polemiche. La polemica di questo inizio d’anno è sicuramente l'obbligo di comunicare al Fisco le spese superiori a 3.600 euro.

Dal prossimo maggio non stupitevi se il rivenditore vi chiederà  il codice fiscale al momento del pagamento. E’ infatti un’operazione che diverrà  assai comune nei prossimi anni e che andrà  ad alimentare il copioso fascicolo etichettato dal Fisco come lotta all’evasione fiscale, arricchendo al contempo di dati e informazioni le schede personali dell'Anagrafe Tributaria.

Calcolo codice fiscale, ecco come fare.

La comunicazione deve essere fatta ogni volta in cui si supera l’importo di 3.600 in una singola operazione, o in operazioni strettamente correlate tra loro. Per cui, se nel corso dell’anno le spese ricorrenti non dovessero superare l’importo minimo non dovrà  essere comunicato nulla.

L’elenco dei dati sui clienti dovrà  essere trasmesso all’Agenzia delle Entrate a inizio anno e comunque entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello in cui sono state fatte le spese. Quindi, considerando che l’operazione sarà  avviata il prossimo mese di maggio, le prime comunicazioni dovranno essere effettuate entro il 30 aprile 2012. I dati, così comunicati, potranno essere utilizzati per il cosiddetto spesometro o redditometro.

L’obiettivo è quello di prendere di mira i beni di lusso: antiquariato, beni artistici, gioielli o mobili ma anche barche o automobili. L’incrocio di queste informazioni con quelle derivanti dalle dichiarazioni dei redditi potrebbe mettere in allarme il Fisco: chi dichiara meno di quel che spende non potrà  più farla franca. Ad essere coinvolti maggiormente dall’operazione sono agenzie di viaggio, circoli, club esclusivi e palestre.

La scelta della trasmissione dei dati una volta l’anno è maturata dalla volontà  di non appesantire ancora di più gli adempimenti prescritti.

Per la verità , l’intera questione dello spesometro è l’ennesima conferma della sfiducia dello Stato nei confronti dei cittadini. Ad essere considerati evasori fino a prova contraria adesso sono tutti i contribuenti che hanno la capacità  di spendere 3.600 euro. Sono loro i colpevoli: quelli che hanno una adeguata capacità  di spesa; quegli evasori che sono stati in grado di conseguire un profitto o, non senza poche difficoltà  o sacrifici, sono riusciti a mettere da parte una buona fetta di risparmio!