Decreto Romani: battaglia in Parlamento su Tv e Web

di Lorenzo Gennari

14 Gennaio 2010 11:30

Inizia l'iter parlamentare per la nuova direttiva Ue in materia di tv e Internet: si discute sui nuovi tetti per gli spot e sulle regole per le immagini in Internet

Il decreto Romani, cioè lo schema di decreto legislativo di recepimento della nuova direttiva Ue sulle regole per la trasmissione di contenuti video, ha iniziato ieri il suo iter parlamentare.

Dopo la commissione Lavori Pubblici al Senato, passerà all?attenzione delle commissioni Cultura e Trasporti della Camera, per il previsto parere non vincolante che va acquisito entro il 26 gennaio, prima del varo definitivo da parte del Consiglio dei ministri.

Uno dei punti che sta facendo più discutere è il taglio progressivo al tetto orario degli spot per i canali a pagamento (satellite e digitale terrestre), che scenderà al 16% dal 2010, al 14% dal 2011, e, a regime, al 12% a decorrere dal 2012. La riduzione, stando alle dichiarazioni del ministero dello Sviluppo economico-Comunicazioni, è «pienamente conforme con la disciplina comunitaria» e punta a garantire l?utente della pay tv, che già paga un abbonamento per vedere contenuti premium.

Paolo Gentiloni, responsabile comunicazioni del Partito Democratico, invece parla di «vero e proprio blitz affidato al decreto di recepimento della direttiva Ue sul “product placement“, ma solo per un parere non vincolante».

«Il Parlamento – accusa Gentiloni in una nota – ha potuto conoscere solo in questi giorni e a cose fatte un decreto che configura un clamoroso eccesso di delega. Il recepimento della direttiva Ue è, infatti, solo un pretesto per accrescere gli affollamenti pubblicitari su Mediaset e diminuirli su Sky, nonché per cancellare le norme a sostegno della produzione indipendente di fiction e del cinema italiano, introdotte dai governi del centrosinistra nel ’98 e nel 2007».

«Altrettanto grave – prosegue l’esponente del Pd – è il blitz nei confronti di Internet. Il decreto, infatti, sottopone la trasmissione di immagini sul web (dalle web tv a YouTube) a regole tipiche della televisione e a una preventiva autorizzazione ministeriale, con una incredibile limitazione dell’attuale modalità di funzionamento della rete».

Secondo il ministero, si tratta soltanto di una comunicazione di inizio attività per i siti con prevalenza di trasmissione di immagini in movimento.