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TASI patrimoniale come l’IMU, Corte Conti: aliquote discriminatorie

di Francesca Vinciarelli

24 Marzo 2014 12:06

La Corte dei Conti si esprime sul decreto Salva Roma e sulla nuova TASI, ritenuta una patrimoniale al pari dell'IMU.

Si è pronunciata in merito alla TASI e più in particolare sul suo confronto con l’IMU la Corte dei Conti, definendo la nuova tassa, che avrebbe dovuto configurarsi come una service tax, «una patrimoniale che si avvicina all’IMU».

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Patrimoniale

Più in particolare il presidente della sezione autonomie della magistratura contabile, Mario Falcucci, in un’audizione in Parlamento sul decreto Salva Roma ha spiegato che «la TASI doveva essere una service tax che negli altri Paesi europei incide sugli occupanti, ma è una cosa diversa perché la base imponibile è il valore catastale dell’immobile e il contribuente è di fatto quasi solo il proprietario».

Differenze territoriali

Senza contare poi che «l’ampio margine di scelta attribuita alle Amministrazioni locali potrebbe produrre forti differenze territoriali», non prevedendo sensili scostamenti nei servizi offerti alle imprese e alle persone, potrebbe «incidere sul comportamento dei contribuenti» portando ad una delocalizzazione di imprese e persone fisiche in base alla convenienza fiscale, con «ricadute negative sotto il profilo della tax compliance».

Agevolazioni TASI

È stato poi sottolineato come il regime delle agevolazioni TASI riguardi solo il 2014 con «importanti elementi del sistema che hanno validità limitata al corrente esercizio» e tutto ciò «produce incertezza sul sistema di finanziamento degli enti e provvisorietà per i contribuenti».

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Riforma del Catasto

Senza considerare che «a oltre quattro anni dall’avvio della riforma il sistema di prelievo delle amministrazioni territoriali non appare ancora stabile», mentre la Riforma del Catasto in vista promette di rivoluzionare le modalità di calcolo delle basi imponibili e i rapporti tra contribuenti e Comuni.

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Decreto Roma

Il presidente della Corte dei Conti, sottolineando quelle che ritengono essere le principali criticità del decreto Salva Roma, ha inoltre evidenziato come il ritardo nei pagamenti dei crediti da parte della Pubblica Amministrazione, definito un debito occulto, e del fatto che le norme del decreto non prevedono alcun intervento da parte di organi di controllo per il piano di rientro triennale della Capitale.