I dati diffusi dalla Banca d’Italia sui capitali rientrati con lo Scudo Fiscale non combaciano con quelli dichiarati dal Governo: in realtà, sono solo 35 miliardi rispetto agli altisonanti 93 miliardi indicati dal Ministero del Tesoro a fine prima tranche (15 dicembre 2009). Per quanto il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, abbia lanciato la provocazione “Banca d’Italia o banca d’opposizione?”, l’OCSE ha comunque deciso di avviare un’indagine a riguardo, per esaminare le carenze dello Scudo Fiscale italiano sotto il profilo delle norme anti-riciclaggio.
I dati resi noti da Bankitalia contestano al Governo di “aver giocato sull’ambiguità” e di non aver distinto in due tabelle i 35 mld derivanti da rimpatri veri e propri dai circa 50 mld derivanti da attività rimaste investite all’estero mediante regolarizzazione o rientro puramente giuridico.
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha evidenziato l’innegabile successo dell’operazione ma non sono certo mancate le posizioni contrarie, soprattutto da parte dell’opposizione di Governo.
Elio Lannutti (IDV) chiede al Governo pubbliche scuse per le “bugie” dette, Stefano Fassina (responsabile per l’economia del PD), contesta a Befera di non smentire in alcun modo la Banca d’Italia e di non dire quanta parte di capitali regolarizzati sono rimpatri fisici e quanti rimpatri giuridici.
Intanto, Bankitalia si difende rispondendo che i dati della Banca d’Italia permettono un’informazione statistica più accurata e non giochi statistici, distinguendo fra i rimpatri solo giuridici (la cui gestione o custodia viene assegnata a un intermediario residente in Italia) e i rimpatri veri e propri, gli unici a dare realmente luogo a flussi di capitali verso l’Italia.