Tasse e paradisi fiscali: pagano solo le PMI

di Barbara Weisz

Pubblicato 13 Febbraio 2013
Aggiornato 29 Aprile 2013 09:08

Una PMI paga mediamente il 30% di tasse, una multinazionale che si appoggia ai paradisi fiscali sborsa il 5%: l'OCSE denuncia la distorsione della concorrenza fiscale a svantaggio delle piccole e medie imprese.

Mentre le PMI sono sempre più tartassate pagando il 30% di imposte, grazie ai paradisi fiscali le multinazionali aggirano l’imposizione sborsando il 5%: a rivelarlo è lo studio OCSE “Addressing Base Erosion and Profit Shifting” (Affrontare l’erosione di base imponibile e il trasferimento degli utili).

Una distorsione dei più elementari principi di concorrenza che mina alle radici il sistema delle PMI. Ed oltre alla mancata equità fiscale, «queste strategie, tecnicamente legali,  minacciano la stabilità del sistema fiscale internazionale» spiega il segretario generale Angel Gurria.

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Come fanno le Corporation ad aggirare le tasse? Creano filiali off-shore e aziende  “scatole vuote” nei paradisi fiscali convogliando gli utili nei paesi in cui le tasse sono  basse o inesistenti, ma dichiarando spese e perdite in patria, eludendone in pratica il Fisco.

Per dirla in termini molto semplici: soldi che dovrebbero finire nelle casse italiane, per esempio, finiscono invece – sotto forma di investimenti – a Barbados, Bermuda o Isole Vergini. Il problema riguarda anche l’Europa, dove non mancano paesi a legislazione fiscalmente favorevole, come  Cipro o il Lussemburgo.

Negli ultimi dieci anni queste pratiche sono diventate sempre più aggressive. Qualche cifra: nel 2010 Barbados, Bermuda e Isole Vergini hanno ricevuto il 5,1% degli investimenti esteri diretti mondiali, più della Germania, 4,7%, o del Giappone, 3,7%. E, nello stesso anno, questi tre staterelli caraibici hanno fatto più investimenti nel mondo rispetto alla Germania: 4,54% contro 4,28%. E ancora: le Isole Vergini britanniche sono il secondo investitore mondiale in Cina (14%), le Mauritius il primo in India (24%), Cipro è al top in Russia (28%.)

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Il problema è che per molti anni, per alimentare la crescita e l’occupazione, le legislazioni si sono concentrate su meccanismi che proteggono le aziende (nello specifico  le multinazionali) dalla doppia imposizione. Ma il risultato è che oggi le corporation pagano poche tasse ed erodono le risorse dei paesi in cui hanno la sede principale.

Urgono dunque misure fiscali più eque e trasparenti.  Il report dell’Ocse annuncia, per i prossimi mesi, un Action Plan per sviluppare una cooperazione internazionale che coinvolga anche la comunità business: obiettivi, quantificare l’erosione fiscale e intraprendere un percorso che rinforzi l’integrità del sistema finanziario globale.

Per consultare il report OCSE clicca qui