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Tasse e spesa sociale, chi paga di più e chi spende in Italia

di Barbara Weisz

2 Dicembre 2022 11:45

I redditi oltre 35mila euro sono il 13% e pagano il 60% delle tasse, la spesa sociale è più alta delle entrate IRPEF e IRES: Osservatorio e proposte di riforma fiscale.

Nel 2013 lo Stato incassava quasi 250mila euro di imposte dirette e ne spendeva 212mila per il welfare, oggi il rapporto si è invertito e la spesa sociale supera di oltre 24mila euro le entrate fiscali (sempre con riferimento alle imposte dirette, calcolando anche quelle indirette le entrate continuano a superare le uscite). Non solo: su 60 milioni di residenti, il 60% delle tasse viene pagato da 5 milioni di lavoratori, coloro che hanno redditi sopra 35mila euro.

I dati sono contenuti nell’Osservatorio su entrate e spesa pubblica di Cida (Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità) e Itinerari Previdenziali, emblematicamente intitolato «Il difficile finanziamento del welfare».

Si riferiscono al periodo d’imposta 2020, incamerando quindi la crisi Covid ma presentando anche una realtà che si muove progressivamente nella stessa direzione, da almeno un decennio.

Il gettito IRPEF: chi paga più tasse in Italia

Partiamo dalle entrate 2021: gettito IRPEF di 164,36 miliardi (147,38 per l’IRPEF ordinaria, 11,99 per l’addizionale regionale e 4,99 per l’addizionale comunale). Rispetto all’anno precedente, è calato il gettito (- 4,75%) e sono diminuiti i dichiaranti (a quota 41 milioni 180mila 529, con una flessione di 345mila 343 contribuenti rispetto alle dichiarazioni 2020 relative al 2019) e coloro che versano almeno 1 euro di tasse (30 milioni 327mila 388 contribuenti, – 834mila).

Il report sottolinea come il 2020 sia stato un anno del tutto particolare, causa Covid, il che rende i dati difficilmente confrontabili con quelli delle annualità precedenti. Ma il punto è che resta invariata, con piccole oscillazioni, la percentuale di coloro che sopporta quasi per intero il carico fiscale: il 42% circa paga il 91,81% di tutta l’IRPEF e il restante 58% ne paga solo l’8,19%.

Le tasse versate per scaglioni di reddito

I dati su scaglioni di reddito e IRPEF versate sono i seguenti, riportati nel dettaglio.

  • Reddito da 0 a 7mila 500 euro lordi: 9 milioni 209mila 590 soggetti, il 22,36% del totale, pagano in media 22 euro di IRPEF l’anno.
  • Redditi tra 7mila 500 e 15mila euro lordi l’anno: 8 milioni 52mila 960 contribuenti. Al netto del bonus Renzi e del TIR (trattamento integrativo del reddito), l’IRPEF media annua è pari a 367 euro.
  • Tra 15mila e 20mila euro di reddito lordo dichiarato (17.500 euro la mediana): 5,570 milioni di contribuenti, pagano un’imposta media annua di 1.852 euro.
  • Da 20mila a 29mila euro: 8 milioni 707mila 798 contribuenti versanti, imposta media 3mila 657 euro.
  • Da 29mila a 35mila euro: 3,2 milioni di contribuenti, versano un’imposta media annua di 6mila 377 euro.
  • Da 35mila a 55mila euro: 3,4 milioni di persone, imposta media 10mila 387 euro.
  • Da 55mila a 100mila euro: 1,3 milioni di contribuenti, imposta media 21mila 514 euro.
  • Da 100mila a 200mila euro: 440mila persone, imposta media 44mila 874 euro.
  • Da 200mila a 300mila euro: 55mila contribuenti, imposta media 90mila euro.
  • Sopra i 300mila euro: 38mila contribuenti, imposta media 249mila euro.

I redditi che pagano più imposte dirette

Nel grafico, le percentuali di carico fiscale sulla totalità delle imposte dirette.

Se si sommano tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, si evidenzia che:

  • il 79,20% dei contribuenti versa il 27,57% di tutta l’IRPEF, una percentuale ancor minore delle altre imposte;
  • i contribuenti sopra i 35mila euro sono il 13% del totale e pagano il 60% delle tasse totali;
  • sopra i 55mila euro ci sono il 4,58% dei contribuenti, che pagano il 38,05% dell’IRPEF;
  • sopra i 100mila euro si colloca l’1,21% dei contribuenti che versa il 19,91% delle imposte.

La spesa sociale negli ultimi dieci anni

Vediamo in tabella il rapporto fra tasse pagate e spera per le prestazioni sociali:

L’analisi dei dati

I dati, commenta Stefano Cuzzilla, Presidente di Cida e di Fdermanager, descrivono una società in cui:

le retribuzioni non crescono e sempre meno lavoratori sostengono il peso crescente della pressione fiscale.

«Il fatto che i lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro lordi siano appena il 13% apre a un’unica alternativa: o stiamo scivolando verso un impoverimento generale non adeguato a una potenza industriale oppure in questo Paese c’è un sommerso enorme. Di fatto, stiamo continuando a favorire gli evasori».

Cuzzilla è anche critico nei confronti della Legge di Bilancio 2023, in particolare sul fronte del taglio alla perequazione delle pensioni: «dopo il danno, c’è anche la beffa per chi, dalla manovra, vedrà tagliato in modo lineare l’adeguamento dell’assegno pensionistico e poi non potrà accedere, dato il tetto previsto, a Quota 103 che è finanziata proprio da quei tagli»

Non solo chi dà di più continua a pagare per gli altri, ma si continuano a proporre soluzioni “ponte” che non risolvono le gravi contraddizioni del sistema del fisco.

Sulla stessa linea Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali: «giusto aiutare chi ha bisogno ma i nostri decisori politici tendono a trascurare come queste percentuali dipendano in buona parte da economia sommersa, evasione fiscale e assenza di controlli adeguati, per le quali primeggiamo in Europa»

è davvero credibile che oltre la metà degli italiani viva con meno di 10mila euro lordi l’anno?.

Il report evidenzia una serie di dati in contraddizione con questo assunto.

  • in Italia ci sono 78,2 milioni di connessioni telefoniche (il 129,7% degli abitanti). Il 97,3% degli italiani possiede almeno uno smartphone, molti più di uno.
  • Nel 2021, secondo l’Agenzia dei Monopoli i nostri connazionali hanno investito 107 miliardi nel gioco, regolare e forse altri 13 in quello irregolare.
  • Secondo i dati Aci, il parco circolante in Italia al 2020 era di 52.750.339 unità, di cui 39.717.874 auto; solo il Lussemburgo ne ha più del nostro Paese nell’Unione Europea.
  • L’Italia ha il 38% di tutte le immatricolazioni di moto in Europa.
  • L’Italia è tra i Paesi dell’Ue con i più alti livelli di evasione ed elusione fiscale.

Proposte di riforma fiscale

  • Nuova riforma IRPEF sul modello tedesco, con aliquota progressiva con il salire del reddito ma senza salti d’imposta. La proposta specifica: aliquota minima del 15% su redditi oltre i 7mila 500 euro, con variazione millesimale continua fino al 38% per i redditi oltre i 75mila euro, associando a ogni livello di reddito una percentuale da applicare per ricavare l’imposta, senza superare l’attuale aliquota marginale massima.
  • Deducibilità al 50% delle spese di famiglia nel limite di 5mila euro per le forniture senza intermediazione (es. manutenzione auto, moto, bici, idraulica ecc.), nell’anno stesso, per contrastare il sommerso (25 milioni di famiglie e 7 milioni di fornitori).
  • Erogazioni liberali, fringe benefit e welfare aziendale con procedure semplificate e senza intermediazioni contrattuali, con detassazione per le aziende che presentano una dichiarazione fiscale positiva delle erogazioni, per ridurre il cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti, a prescindere dal reddito; prevedere un’identica misura per i lavoratori autonomi.
  • Anagrafe generale dell’assistenza, un progetto che consente un aumento dei controlli e il miglioramento dei sistemi di monitoraggio per disincentivare l’elusione fiscale.