Detrazioni sanitarie vs deduzioni assicurazione

di Anna Fabi

Pubblicato 5 Luglio 2019
Aggiornato 9 Giugno 2020 06:51

Detrazioni sanitarie meno vantaggiose per i contribuenti rispetto alle deduzioni sull'assicurazione sanitaria: report e proposta di riforma della sanità integrativa.

Le detrazioni sanitarie costano allo Stato più delle deduzioni sull’assicurazione integrativa (previdenza complementare) e producono effetti negativi sul fronte redistributivo. Sono i risultati del IX Rapporto RBM-Censis sulla sanità pubblica, privata e intermediata, che calcola i vantaggi pro capite della Sanità Integrativa in rapporto alla spesa (non l’effettiva convenienza per il contribuente).

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I contribuenti che utilizzano le detrazioni sanitarie sono oltre 18,6 milioni, per un ammontare di spesa pari a 18,5 miliardi di euro. Il costo per la Finanza Pubblica è di circa 85 euro per contribuente.

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Il vantaggio medio pro capite è di 58 euro. Sono invece circa 11,7 milioni coloro che applicano le deduzioni per la Sanità Integrativa, con ammontare di spesa sanitaria privata pari a 6,4 miliardi di euro. Il costo pubblico è di circa 107 euro per contribuente, vantaggio medio pro capite di 105.

La proposta di Marco Vecchietti, amministratore delegato e Direttore Generale di RBM Assicurazione Salute, è quella di valutare una riorganizzazione dell’impianto fiscale della Spesa Sanitaria Privata che veda un trasferimento delle risorse attualmente allocate per finanziare le detrazioni sanitarie, inefficiente a livello economico e sociale, a sostegno di un Sistema di Sanità Integrativa diffusa che garantisca ai cittadini di fare affidamento su di un’integrazione adeguata del Servizio Sanitario Nazionale senza aggravarne i costi.

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I contribuenti che sostengono spese sanitarie private sono circa 42 milioni. Ad utilizzare un’assicurazione sanitaria sono 13 milioni, di cui circa 11 milioni possono applicare la deduzione fiscale (tetto massimo: 3.615,20 euro).

 

Inoltre, una disparità geografica: quasi il 65% dei costi sostenuti va a beneficio delle Regioni del Nord.

Altri dati mostrano come i costi sostenuti dalla totalità dei cittadini per le detrazioni vada maggiormente a beneficio di coloro che hanno redditi medio alti: l’80% sopra i 60mila euro, quasi il 50% sopra i 100mila euro).

In definitiva, commenta Vecchietti:

il meccanismo delle detrazioni sanitarie è più costoso, regressivo e diseguale territorialmente rispetto a quello degli oneri deducibili applicato alla Sanità Integrativa.

«Si tratta, inoltre, di un meccanismo generalizzato che non prevede alcun collegamento tra l’effettiva necessità di integrare i livelli assistenziali garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale», e risulta anche inadeguato a «fronteggiare i fenomeni di elusione/evasione fiscale».

Quindi, «sviluppare la Sanità Integrativa che beneficia anch’essa di un regime agevolato, mediante lo strumento degli oneri deducibili ma esclusivamente sulle contribuzioni versate ridurrebbe il costo che lo Stato sostiene sul fronte delle detrazioni (anche perché come noto le prestazioni sanitarie rimborsate dalle Compagnie Assicurative e dai Fondi sono indetraibili)».

Inoltre, «assicurerebbe maggiore uguaglianza anche nell’accesso alle cure private e finalizzerebbe il supporto della Finanza Pubblica alle sole prestazioni sanitarie ritenute integrative e/o complementari al Servizio Sanitario Nazionale».