Condono IVA illegittimo: pagheranno imprese e Pmi

di Nicola Santangelo

22 Settembre 2011 14:40

Prima ti condono poi ti bastono. E le bastonate che riceveranno i beneficiari del condono IVA 2002 sono veramente dolorose. Soprattutto a fronte del fatto che le false garanzie offerte dal Fisco all'epoca del condono fiscale hanno perso valore a causa della pesante scure della Corte dei Conti abbattuta sull'operazione: il condono è illegittimo (e questa volta a tremare non saranno soltanto le Pmi).

Illegittimo poiché ricade su un'imposta di fatto comunitaria.

E’ il verdetto della Corte dei Conti in merito al condono fiscale relativo all’Iva del 2002 e, per certi versi, una severa critica nei confronti di un governo che ha sempre cercato di tappare i buchi graziando le imprese poco morigerate con condoni e indulti. Ma questa volta il governo ha preso una grosso abbaglio.

Tutto ha inizio nel 2002 quando il ministro dell'Economia Giulio Tremonti presenta il proprio condono fiscale Iva. Sono parecchie le imprese che vi aderiscono, poco meno di un milione, tutte pronte a salvaguardare i propri rapporti con il Fisco versando solo l'1% di tutto l'ammontare evaso per un importo che complessivamente ammontava a 3 miliardi di euro. Nessuna di loro poteva sapere, però, che quella operazione gli si sarebbe rivolta contro dieci anni dopo. Infatti passano gli anni e il condono Iva risulta illegittimo poiché ricade su un'imposta comunitaria e, quindi, sottratta al libero intervento da parte di uno Stato membro.

Che fa allora il governo considerando che ha tempo fino al 31 dicembre 2011 per procedere con gli accertamenti? Per prima cosa allunga i termini. Ecco che nella manovra finanziaria bis spunta una proroga a sorpresa che rinvia il termine di un anno.
Il passo successivo è affidato all'Agenzia delle Entrate: sarà  compito degli 007 del Fisco recuperare ogni possibile documento, verbali e verifiche già  archiviate e selezionare i contribuenti che avevano aderito alla sanatoria al fine di recuperare le somme.

Questo vuol dire che, considerando il poco tempo a disposizione (ossia poco più di un anno) e i numerosi contribuenti da verificare (quasi un milione), l'Agenzia delle Entrate dovrebbe andare a individuare principalmente le grosse società , quelle che all'epoca hanno versato gli importi maggiori secondo il presupposto che tanto maggiore è l'importo versato a titolo di condono tanto più grande è l'Iva evasa e che, stando a quanto afferma ItaliaOggi, risultano essere i grandi gruppi industriali e finanziari d'Italia: Enel, Fiat, Impregilo, Finmeccanica, Telecom, UbiBanca e così via.