TARI, protesta imprese: doppia imposizione su rifiuti speciali

di Barbara Weisz

Pubblicato 21 Aprile 2014
Aggiornato 26 Marzo 2018 12:54

Non c’è solo la maggiorazione Tasi-IMU dello 0,08% nel decreto Salva Roma ter sulla finanza locale: ci sono anche aggravi fiscali sul fronte TARI (imposta sui rifiuti) che gravano sulle imprese. Fra gli emendamenti approvati alla legge di conversione, c’è la cancellazione della riduzione della tariffe per le imprese che avviano i rifiuti al riciclo, ed esclude dal beneficio quelli avviati al recupero.

Risultato: Rete Imprese Italia calcola che per le imprese in vista ci sia un ulteriore rincaro di 2 miliardi di euro. E chiede, di conseguenza, al parlamento di rivedere la formulazione della norma, eliminando questo ulteriore aggravio per le imprese. Ricordiamo i riferimenti normativi precisi: la TARI è stata istituita dalla Legge di Stabilità 2014, dai commi 641 e seguenti dell’articolo unico, e poi modificata con il Dl 16/2014, articolo 2, comma 1, lettera e.

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La legge di stabilità esclude dal calcolo della superficie assoggettabile alla Tari, la tassa sui rifiuti, le aree in cui vengono prodotti rifiuti speciali (prevedendone lo smaltimento da parte dei produttori, in linea con le normatvie vigenti). E, per la parte dei rifiuti speciali assimilati a quelli urbani, prevedeva possibili riduzioni da parte dei comuni, proporzionali alle quantità di rifiuti avviati al recupero. Il decreto sugli enti locali aveva soppresso questa seconda parte, consentendo quindi l’esclusione dalla Tari dei rifiuti speciali delle imprese avviati al riciclo. La nuova formulazione approvata dalla Camera invece reintroduce la possibilità per i Comuni di decidere eventuali riduzioni (quindi lascia maggior spazio alla discrezionalità su questo punto), mentre esclude da qualsiasi beneficio i rifiuti avviati al recupero.

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Rete Imprese Italia chiede al Governo e al Senato di

«intervenire immediatamente per evitare alle imprese l’aggravio della doppia imposizione sullo smaltimento dei rifiuti speciali».

Doppia imposizione perché «gli imprenditori, che smaltiscono i propri rifiuti speciali al di fuori del servizio comunale, si vedono comunque applicare anche la tariffa rifiuti, sulla base di una interpretazione inappropriata del principio di assimilabilità ai rifiuti urbani». Un aggravio il cui costo è stimato in circa 2 miliardi l’anno. E comunque, una norma che secondo le PMi è «contraddittoria rispetto alla disciplina europea, in base alla quale l’impresa deve poter optare per la gestione dei propri rifiuti al di fuori della gestione comunale anche nei casi in cui sarebbe consentita l’assimilabilità».