Pacchetto Crescita, vale +0,2% di PIL nel DEF

di Barbara Weisz

7 Aprile 2016 12:53

Nuovo pacchetto crescita a beneficio delle imprese, con defiscalizzalizone degli investimenti produttivi a lungo termine: correttivi al PIL nel DEF.

Il pacchetto di finanza per la crescita che il Governo sta preparando impatterà positivamente sul prodotto interno lordo: lo annuncia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Salone del Risparmio a Milano, spiegando che la stima è contenuta nel nuovo DEF. Il Documento di Economia e Finanza contiene simulazioni in base alle quali

«l’insieme delle misure introdotte potranno generare una crescita aggiuntiva dello 0,2% del PIL e fino all’1% in più di PIL sul lungo periodo».

Per le cifre 2016 bisogna attendere il DEF, che atteso a giorni. Resta comunque una piccola boccata d’ossigeno, per stimolare una ripresa che, per ammissione dello stesso titolare delle Finanze, resta debole.

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 Anche in considerazione dell’andamento dell’economia, che prosegue al rallentatore, l’Esecutivo sta dunque preparando un nuovo provvedimento per la crescita. Non ci sono dettagli su questo nuovo pacchetto ma Padoan fornisce alcune anticipazioni:

«si introdurranno misure volte a incanalare il risparmio verso investimenti produttivi in imprese che hanno vocazione di crescere e a stimolare lo sviluppo di una industria di gestione specializzata in cui siamo convinti che l’Italia possa giocare un ruolo più forte. A questo proposito guardiamo con attenzione a esperienze di altri Paesi come il Venture capital trust del Regno Unito e i Plan d’epargne en actions in Francia per l’introduzione di piani individuali di risparmio in Italia».

Gli esempi proposti dal ministro si riferiscono a forme di defiscalizzazione per investimenti a lungo termine. In preparazione anche forme di stimolo al venture capital, per far affluire liquidità nelle imprese nella fase di start-up e di sviluppo.

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Il Governo dunque tenta di stimolare la ripresa, che come detto resta debole.

«Ci saremmo aspettati dopo una recessione profonda come quella iniziata nel 2008 una ripresa dinamica, quella che viene definita una ripresa a V», prosegue Padoan, proseguendo che invece «nonostante le misure particolarmente aggressive di politica monetaria, la ripresa resta al di sotto delle aspettative» e «la ragione immediata è una debole attività di investimento». Gli investimenti sono bassi perché «le aspettative di domanda sono basse, in più c’è una elevata incertezza», e i mercati «non si attendono che la situazione tornerà normale. Loro ormai pensano ad un “nuovo normale”. In questo contesto l’Unione europea corre maggiori rischi rispetto agli Usa».