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Autofinanziamento d’impresa: quando è possibile e come si calcola

di Redazione PMI.it

Pubblicato 14 Marzo 2024
Aggiornato 3 Aprile 2024 13:10

Utili non distribuiti, fonte di autofinanziamento per la copertura di esigenze finanziarie per investimenti evitando l'indebitamento o capitale di rischio.

Con il termine autofinanziamento dell’impresa si intende l’apporto di credito proprio, in forma di conferimento di capitale, coprendo in modo autonomo parte del proprio fabbisogno finanziario, ad esempio per far fronte alle esigenze di liquidità derivanti da nuovi investimenti.

Vediamo come funziona.

Cosa si intende per autofinanziamento?

Per autofinanziamento aziendale si intende quella particolare forma interna di finanziamento dell’impresa che utilizza utili di esercizio per coprire spese come quelle per investimenti di business.

L’autofinanziamento permette quindi di evitare indebitamento e soddisfare il fabbisogno finanziario per coprire gli impieghi laddove non si voglia o non si possa accedere a capitale di rischio.

Si traduce in un flusso di Capitale Circolante Netto, ovvero di risorse finanziarie disponibili per alimentare la gestione extracorrente. Per questo, viene anche definito come Reddito Spendibile (incremento o decremento che subisce il Capitale Circolante Netto in un certo periodo di tempo per effetto della gestione corrente).

Autofinanziamento d’impresa: con quali risorse aziendali?

Solamente gli utili netti non distribuiti possono essere impiegati per finanziarie lo sviluppo dell’impresa, essendo queste le sole risorse disponibili in modo stabile e duraturo. Invece, ammortamenti e altri accantonamenti, pur non producendo un’uscita finanziaria nell’immediato, determinano un’uscita nel medio e lungo termine.

Tradizionalmente, l’utilizzo di risorse proprie viene distinto in:

  • autofinanziamento in senso stretto (utili conseguiti dall’impresa e non distribuiti):
  • autofinanziamento in senso ampio (utili non distribuiti aumentati degli accantonamenti che non danno luogo ad uscite finanziare, primi tra tutti gli ammortamenti, ma anche accantonamenti a TFR trattenuti in azienda, a fondi spese e fondi rischi).

Come si calcola l’autofinanziamento?

Nell’autofinanziamento in senso stretto, l’importo corrisponde a quello degli utili accantonati a riserva. Nell’autofinanziamento in senso ampio corrisponde alla parte di entrate finanziarie della gestione corrente non riassorbite dalle uscite (metodo reddituale diretto) oppure che restano a disposizione dell’impresa, ossia capitale monetario derivante dall’eccedenza dei ricavi e costi non monetari (metodo reddituale  indiretto).

Se si attua il metodo indiretto la formula per calcolare l’importo di risorse da destinare ad autofinanziamento aziendale è data da:

reddito globale lordo + costi non monetari (imposte sul reddito + ammortamenti + accanto ai fondi rischi per oneri futuri presunti + accantonamenti per TFR)

Con metodo diretto, la formula è data da:

(ricavi di vendita + rimanenze prodotti) – (costi fattori a fecondità semplice – rimanenze + oneri finanziari).

Per quali finalità è ammesso l’autofinanziamento?

L’autofinanziamento permette all’impresa di abbassare il costo medio complessivo della provvista di capitale richiesta dalla gestione e di favorire lo sviluppo dell’impresa anche quando non è possibile ampliare il ricorso ai finanziamenti esterni.

È di estrema importanza, però, evitare un autofinanziamento illusorio:

nel caso in cui il capitale netto di bilancio sia stimato in modo ragionevole, l’autofinanziamento in senso stretto è pari alle riserve palesi di utili, ma se il capitale netto risulta essere sovrastimato, per cui in bilancio appaiono riserve di utili in parte determinate esclusivamente dall’annacquamento del capitale, è chiaro che la misura dell’autofinanziamento non coincide con le riserve di utili esposte in bilancio.

Fare affidamento su tale grandezza potrebbe comportare problemi finanziari nel futuro.

Quali importi sono ammessi ad autofinanziamento?

Ovviamente è importante stabilire in che misura il fabbisogno finanziario determinato dalla crescita dell’impresa possa essere coperto facendo ricorso all’autofinanziamento.

La parte eventualmente non coperta da utili non distribuiti comporta un incremento del grado di indebitamento o la necessità di accedere a nuovo capitale di rischio.

Lo sviluppo di un’impresa può, infatti, trovare dei vincoli, in particolare proprio nel livello di autofinanziamento e nell’accessibilità dell’offerta di capitali.


in collaborazione con Rosanna Marchegiani