Tratto dallo speciale:

Accesso al credito: un modello di valutazione per le PMI

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Giugno 2014
Aggiornato 16 Gennaio 2018 08:43

Un modello di scoring del CRIF prevede di valutare il merito creditizio di una piccola impresa con informazioni non tradizionali, come le bollette o i pagamenti ai clienti, per contrastare il calo di finanziamenti e di investimenti delle imprese.

Utilizzare parametri non tradizionali per valutare l’affidabilità creditizia delle piccole imprese, che prendano in considerazione elementi come la bolletta dell’acqua o i comportamenti di pagamento nei confronti dei clienti: sono gli elementi di una sperimentazione dell’Osservatorio CRIF Decision Solutions-Nomisma, sull’utilizzo di fonti informative alternative e non tradizionali nel processo valutativo dei piccoli operatori economici, ovvero le piccole aziende con meno di dieci dipendenti o con un fatturato inferiore ai 2,5 milioni di euro.

Il CRIF sottolinea che si tratta della prima sperimentazione a livello continentale e che il risultato dimostra come tale modello di scoring possa facilitare l’accesso al credito delle aziende.

=> Accesso al credito: i numeri della stretta sulle PMI

La difficoltà di accesso al credito è fra i problemi maggiori delle imprese, e soprattutto delle PMI, nell’attuale scenario di crisi. Fra l’altro, ulteriori evidenze arrivano proprio dal rapporto dell’Osservatorio CRIF – Nomisma sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici, secondo il quale il 2011 è stato l’anno peggiore dall’inizio della crisi economica per gli investimenti delle piccole imprese e nel 2012, almeno in questi primi trimestri, permangono elementi critici.

=> Leggi il Rapporto 2013 su mutui e prestiti

Modello di scoring

Oggi oltre il 60% della valutazione del merito creditizio di una impresa di piccole dimensioni non si basa su dati economico-finanziari ma principalmente sulla storia creditizia dell’impresa stessa e del suo legale rappresentante. C’è un gap informativo che, secondo la media delle nuove richieste di affidamento rilevate da CRIF, caratterizza circa il 20% delle piccole imprese. E che potrebbe essere colmato con informazioni alternative e non tradizionali, da utilizzare per valutare il merito creditizio. Per la precisione, il modello del CRIF prende in considerazione due elementi:

  • i dati di pagamento delle utenze acqua: lo storico delle fatturazioni su un campione di soci e titolari d’azienda. Già nel 2009 CRIF aveva avviato una collaborazione con la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese sul tema del credito come strumento per l’inclusione sociale di immigrati, giovani ed anziani da cui era emerso come il comportamento di pagamento delle bollette dell’acqua sia un solido indicatore del merito creditizio dei privati;
  • le informazioni commerciali B2B (business to business): si applica adottando il CRIBIS D&B Delinquency Score, indicatore sintetico che prevede la performance di pagamento di un’impresa verso i fornitori utilizzando informazioni anagrafiche, strutturali, finanziarie e sui comportamenti di pagamento.

=> Scopri perché per l’accesso al credito sono meglio le banche locali

Applicando questo modello a un campione di imprese è risultato che avrebbero maggiori facilità di accesso al credito:

  • Il 70% delle start up (scopri gli incentivi per le start up).
  • Oltre il 50% delle imprese con un profilo di rischio intermedio.
  • Il 70% delle imprese prive di referenza creditizia.

Questo modello di scoring vuole dare una possibile risposta in un panorama difficile in cui la debolezza della domanda di credito delle imprese, condizionate dalla pesante incertezza del ciclo economico, si incrocia con la sostanziale prudenza delle banche, particolarmente attente alla sostenibilità del credito e all’affidabilità dei richiedenti.

Credito e investimenti

Nel 2011 la percentuale di piccole imprese che ha effettuato investimenti è stata del 19,3%, in netto calo dal 25,3% del 2010 e soprattutto il dato peggiore dall’inizio della crisi. E il numero di imprese che programma investimenti per il 2012 è ancora più basso, al 17%. Il 63,2% degli intervistati indica come principale ostacolo il calo della domanda interna. Il 22,7% sottolinea la difficoltà di reperire risorse dovuta soprattutto all’elevato costo del debito e ai mancati incassi da parte dei clienti. Le voci di investimento che hanno subito la maggior riduzione, secondo un trend che continua anche in questo 2012, sono quelli in macchinari e attrezzature e per la rafforzamento della sicurezza aziendale. Nel 2012 sono visti in flessione anche gli investimenti immateriali, legati allo sviluppo organizzativo interno. Stabili o in leggero aumento quelli relativi all’area finanziaria interna e alla ricerca di nuovi mercati.

=> Scopri i rincari 2013 per le tasse su risparmi e investimenti

Quanto alla rischiosità creditizia, il tasso di sofferenza (almeno sei rate scadute e non pagate) a settembre 2011 era al 10%, in costante salita da due anni.