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Export: le piccole province spingono di più

di Anna Fabi

11 Giugno 2020 08:10

La spinta verso l’internazionalizzazione e la promozione del Made in Italy all'estero arriva dalle piccole province, con Vicenza, Lecco e Varese in testa.

È dalle piccole province italiane che arriva la maggiore spinta verso l’export e la promozione del Made in Italy. Questo è quanto emerge da un’analisi sulle aziende nazionali effettuata da Cribis attraverso Margò, piattaforma per lo sviluppo commerciale specializzata nella business information.

Tra le province che puntano di più all’export, infatti, spiccano Vicenza con l’11,9% di imprese sul totale, seguita da Lecco (11,4%) e Varese (11,1%). Troviamo poi in classifica Como e Monza e Brianza (a pari merito con il 10,3%), mentre Milano con il 9,7% compare solo in sesta posizione, ma resta al primo posto per numeri assoluti. Nelle ultime posizioni, invece, si collocano le province di Crotone, Sud Sardegna, Vibo Valentia, Cosenza, Reggio Calabria e Nuoro, tutte con lo 0,5%.

Più in generale, solo il 4,6% delle imprese italiane sembra dimostrare una forte propensione all’internazionalizzazione e la maggior parte di queste attività sono attive nel Nord della Penisola, dove risiede il 74,6% delle aziende che investono maggiormente all’estero, che hanno avviato attività di export o che fanno parte di filiere internazionalizzate.

Dal punto di vista regionale, invece, la classifica vede sul podio Lombardia (9,3%), Veneto (7,9%) e Friuli-Venezia Giulia (7,4%). Seguono Emilia-Romagna (6,6%) e Toscana (6,2%), mentre fanalino di coda della graduatoria c’è la Calabria (0,5%), preceduta da Sardegna, Basilicata (ambedue con lo 0,7%) e Molise (0,8%).

L’analisi Cribis fornisce anche informazioni sui settori merceologici maggiormente proiettati verso i mercati esteri: industria e produzione (62,7%), commercio all’ingrosso (19,9%) e servizi (9,6%) sono i macro-comparti più attivi, mentre tra i micro-settori spiccano industria manufatti in metallo (3,8%), commercio all’ingrosso (2,6%), servizi commerciali (2,5%) e industrie della gomma e plastica (2%).