Piccole imprese, grandi risultati: il quadro italiano

di Anna Fabi

23 Luglio 2018 15:06

Più investimenti pubblici in infrastrutture produttive e meno tasse per PMI e autonomi, che pagano il 53% delle imposte d'impresa: il report CGIA Mestre.

Pagano più tasse delle grandi imprese (anche di quelle di medie dimensioni), danno lavoro a più della metà degli occupati italiani, producono il 40% del valore aggiunto nazionale annuo, ma risentono della ridotta competitività del Paese. L’analisi è della Cgia di Mestre, il cui coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo, sottolinea:

abbiamo un’economia che si regge su imprese bonsai, ma con performance fiscali ed economiche da giganti.

Per contro, le grandi imprese – grazie alle quali agli inizi degli anni ’80 l’Italia vantava leadership mondiali nella chimica, nella plastica, nella gomma, nella siderurgia, nell’alluminio, nell’informatica e nella farmaceutica – «sono scomparse, non certo per l’eccessiva numerosità delle piccole realtà produttive, ma a causa dell’incapacità dei grandi player, prevalentemente di natura pubblica, di reggere la sfida lanciata dalla globalizzazione».

L’associazione degli artigiani e piccole imprese propone calcoli precisi sul peso della pressione fiscale a carico di piccole aziende e autonomi.

Le imprese con fatturato sotto i 5 milioni annui e i lavoratori autonomi pagano fra IRPEF, IRES, IRAP, IMU e TASI per 43 miliardi e 983 milioni di euro, che significa il 53% del totale delle imposte pagate dal sistema produttivo, pari a 83 miliardi e 634 milioni.

Inferiore il contributo fiscale delle imprese sopra i 5 milioni di fatturato, pari a 39 miliardi 651 milioni, ossia il 47% del totale.

In tabella, il dettaglio relativo ai singoli tributi.

La Cgia sottolinea che ci sono anche delle aggravanti, in primis i ritardi neipagamenti della pubblica amministrazione, che pur con i passi avanti compiuti negli ultimi anni continua ad avere un debito con i fornitori che sfiora i 60 miliardi di euro, che al 50% è riconducibile ai mancati pagamenti.  Anche lo split payment, per cui l’IVA non viene più versata al fornitore ma direttamente dalla pubblica amministrazione cliente al fisco, «ha peggiorato la tenuta finanziaria di moltissime piccole aziende», spiega Renato Mason, segretario Cgi Mestre.

Quindi, le richieste dell’associazione al Governo:

  • meno tasse sulle piccole imprese e sugli autonomi,
  • rilancio degli investimenti, in particolare di quelli pubblici,
  • pressing sulla Commissione Ue per la cosiddetta golden rule,
  • lo scorporo degli investimenti pubblici dai vincoli del Patto di Stabilità.