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Pensioni 2025: tutte le novità in Legge di Bilancio verso la riforma

di Anna Fabi

18 Febbraio 2025 11:00

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Tutte le novità sulle pensioni 2025: proroghe di Quota 103 e Opzione Donna, aumento delle minime, Bonus Maroni e nuovi incentivi per lavoratori senior.

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto diverse novità in ambito previdenziale, con proroghe di misure esistenti, incentivi per chi sceglie di rimanere al lavoro e aumenti per le pensioni minime e non solo. Inoltre, entrano in vigore quest’anno una serie di novità pensionistiche previste dalla Manovra 2024 in alcuni settori. Sullo sfondo, infine, ci sono le proposte di riforma avanzate dagli esperti di settore, in linea con le posizioni di Governo.

Ecco nel dettaglio tutte le misure confermate e le nuove regole per il pensionamento nel 2025.

Riforma Pensioni: primi assaggi in Manovra

La riforma pensionistica attesa nel 2025 si concentra per il momento su quanto previsto in Manovra, ossia su proroghe delle misure già esistenti, senza introduzione di una vera e propria riforma strutturale. Restano attivi strumenti di pensionamento anticipato come Quota 103, Opzione Donna e APE Sociale, mentre aumentano leggermente le pensioni minime.

Chi ha maturato i requisiti pensionistici dovrà valutare attentamente le penalizzazioni sugli importi e le alternative offerte dal sistema contributivo, considerando anche la possibilità di aderire a fondi pensione integrativi per ottenere condizioni più favorevoli.

Nel 2024, lo ricordiamo, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) ha istituito un gruppo di lavoro denominato “Riforma e prospettive del sistema previdenziale” incaricato di elaborare proposte per una riforma organica del sistema pensionistico italiano, tra cui è emersa la possibilità di introdurre una maggiore flessibilità nell’età pensionabile, consentendo l’uscita dal mondo del lavoro tra i 64 e i 72 anni, con un requisito contributivo minimo innalzato da 20 a 25 anni, eventualmente con una penalizzazione dell’assegno pensionistico del 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età standard.

Tuttavia, al momento non esiste un documento ufficiale del CNEL contenente una proposta definitiva di riforma delle pensioni. Le discussioni sono ancora in corso e le proposte dovranno essere valutate dalle autorità politiche competenti prima di eventuali implementazioni.

Pensione di vecchiaia 2025: conferme e novità

Nel 2025, i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia in Italia rimangono sostanzialmente invariati rispetto agli anni precedenti. Per i lavoratori con contribuzione antecedente al 1° gennaio 1996, è necessario aver compiuto 67 anni di età e maturato almeno 20 anni di contributi. Questi requisiti resteranno validi fino al 31 dicembre 2026.

Per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996, oltre ai requisiti anagrafici e contributivi sopra menzionati, è richiesto che l’importo minimo della pensione sia almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale (in alternativa, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia al compimento di 71 anni di età con almeno 5 anni di contribuzione effettiva, indipendentemente dall’importo dell’assegno pensionistico).

La novità introdotta in Manovra riguarda la possibilità di utilizzare rendite da previdenza complementare per raggiungere tale importo soglia. I lavoratori con almeno 25 anni di contributi (che diventeranno 30 nel 2026, per un importo soglia elevato a 3,2 volte) e iscritti a fondi pensione privati potranno andare in pensione a 64 anni, se l’importo dell’assegno supera 1,5 volte la pensione minima INPS.

Pensione anticipata ordinaria 2025

Restano in vigore i requisiti della pensione anticipata ordinaria:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini,
  • 41 anni e 10 mesi per le donne.

Novità per le lavoratrici con quattro o più figli, che potranno anticipare la pensione di 16 mesi rispetto ai requisiti standard (prima il massimo sconto era di 12 mesi).

Quota 103: proroga e nuove finestre di uscita

Quota 103 viene prorogata per il 2025, consentendo di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi.  Tuttavia, l’assegno pensionistico resta limitato a 2.400 euro lordi al mese fino ai 67 anni e non è cumulabile con altri redditi da lavoro.

I calcolo della pensione avviene interamente con il sistema contributivo, il che potrebbe comportare una riduzione dell’importo rispetto al sistema retributivo o misto. Inoltre, l’importo mensile lordo della pensione non può superare quattro volte il trattamento minimo INPS (circa 2.394,44 euro nel 2024) fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni.

Finestre mobili e decorrenza

La decorrenza della pensione è soggetta a una finestra mobile, che varia in base al settore di appartenenza:

  • Settore privato 7 mesi dalla maturazione dei requisiti,
  • Settore pubblico 9 mesi dalla maturazione dei requisiti.

Per il personale scolastico, è stata prevista una finestra specifica con possibilità di presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 28 febbraio 2025, con decorrenza della pensione dal 1° settembre 2025.

Incentivo al posticipo del pensionamento

Una delle principali novità introdotte riguarda l’incentivo per i lavoratori che, pur avendo maturato i requisiti per Quota 103, scelgono di rimanere in servizio. Questi lavoratori possono optare per la corresponsione in busta paga della quota di contribuzione previdenziale a loro carico (pari al 9,19% della retribuzione), esentasse e non soggetta a ulteriori contributi previdenziali. Questo incentivo mira a sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori che decidono di posticipare il pensionamento.

Incumulabilità con redditi da lavoro

Si conferma che la pensione ottenuta con Quota 103 non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro annui. Questa misura è volta a evitare che i beneficiari della pensione anticipata continuino a percepire redditi da attività lavorativa, garantendo al contempo una certa flessibilità per lavori occasionali.

Opzione Donna: proroga e requisiti aggiornati

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato la proroga del regime di pensionamento anticipato denominato Opzione Donna, mantenendo sostanzialmente invariati i requisiti introdotti nelle precedenti manovre finanziarie.

Requisiti per l’accesso

Anzianità contributiva: almeno 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2024.

Età anagrafica: fissata a 61 anni per tutte le lavoratrici, con possibilità di riduzione in base al numero di figli:

    • 60 anni con un figlio.
    • 59 anni con due o più figli.

Categorie beneficiarie: l’accesso è riservato a specifiche categorie di lavoratrici che si trovano in particolari condizioni di svantaggio.

Caregiver

  • Lavoratrici che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità grave.
  • In assenza di parenti di primo grado, l’assistenza può riguardare un parente o affine di secondo grado convivente, purché il coniuge o i genitori della persona con disabilità abbiano compiuto 70 anni o siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o deceduti.

Invalidità civile

  • Lavoratrici con una percentuale di invalidità riconosciuta pari o superiore al 74%.

Lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi

  • Coloro che hanno subito un licenziamento documentato o sono dipendenti di aziende con tavoli di crisi aperti presso il Ministero del Lavoro.
  • Per queste categorie, l’accesso è consentito a 59 anni di età con 35 anni di contribuzione, indipendentemente dal numero di figli.

Modalità di calcolo pensione

Le lavoratrici che optano per questo regime accettano che la loro pensione venga calcolata interamente con il metodo contributivo, il che potrebbe comportare una riduzione dell’importo rispetto al sistema misto o retributivo.

Decorrenza pensione

Dopo aver maturato i requisiti richiesti, l’erogazione della pensione è soggetta a una finestra mobile, ovvero un periodo di attesa, che varia in base alla tipologia di lavoro:

  • dipendenti 12 mesi di attesa,
  • autonome 18 mesi di attesa.

Ad esempio, una lavoratrice dipendente che ha maturato i requisiti a dicembre 2024 inizierà a percepire la pensione a partire da gennaio 2026.

I requisiti per accedere a Opzione Donna rimangono stringenti e limitati a specifiche categorie di lavoratrici. Questo ha portato a una significativa diminuzione delle adesioni negli ultimi anni. Secondo i dati dell’Osservatorio statistico dell’INPS, i pensionamenti con questo strumento sono passati da 23.812 nel 2022 a 11.594 nel 2023, fino a scendere a 2.749 nel periodo tra gennaio e settembre 2024. Nel 2025 saranno presumibilmente ancora meno.

APE Sociale 2025: proroga per i lavoratori fragili

L’APE Sociale è un’indennità a carico dello Stato, erogata dall’INPS, che consente a specifiche categorie di lavoratori in condizioni di difficoltà di accedere anticipatamente alla pensione. Introdotta nel 2017, è stata prorogata fino al 31 dicembre 2025, mantenendo sostanzialmente invariati i requisiti di accesso.

Requisiti

  • Età: almeno 63 anni e 5 mesi.
  • Anzianità contributiva: almeno 30 anni di contributi versati; per i lavori gravosi, il requisito contributivo sale a 36 anni o a 32 anni in alcune categorie particolari.
  • Cessazione attività lavorativa: al momento della domanda, il lavoratore non deve essere titolare di alcuna pensione diretta e deve aver cessato ogni attività lavorativa, sia dipendente che autonoma.

Beneficiari

  1. Disoccupati: lavoratori che hanno perso il lavoro per licenziamento (anche collettivo), dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, con un minimo di 30 anni di anzianità contributiva.
  2. Caregiver: lavoratori con un minimo di 30 anni di anzianità contributiva, che assistono, da almeno sei mesi, il coniuge o un parente convivente di primo grado con disabilità grave (Legge 104, art. 3 comma 3). Sono ammissibili anche i caregiver di parenti o affini di secondo grado se i genitori della persona con disabilità sono deceduti, mancanti o affetti da patologie invalidanti.
  3. Invalidità: lavoratori con una capacità lavorativa ridotta almeno del 74% e con un minimo di 30 anni di anzianità contributiva.
  4. Lavoratori addetti a mansioni gravose: dipendenti con almeno 36 anni di contributi che abbiano svolto lavori gravosi per almeno sette anni negli ultimi dieci anni o sei anni negli ultimi sette anni. L’anzianità richiesta è di 32 anni per gli operai edili.

Le donne possono beneficiare di una riduzione del requisito contributivo di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di due anni.

Importo indennità

L’APE Sociale prevede un’indennità mensile pari all’importo della pensione maturata al momento della domanda, con un tetto massimo di 1.500 euro mensili. L’indennità non è soggetta a rivalutazione annuale e non è reversibile ai superstiti in caso di decesso del beneficiario.

Compatibilità con altri redditi

Dal 2024, l’APE Sociale non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale entro un massimo di 5.000 euro annui lordi. Questa regola non si applica ai soggetti che hanno ottenuto la certificazione per l’accesso al beneficio entro il 31 dicembre 2023, per i quali restano valide le precedenti disposizioni.

Presentazione della domanda

Per ottenere l’APE Sociale, è necessario seguire una procedura in due fasi.

  1. Verifica dei requisiti: presentare all’INPS una domanda per la verifica del diritto al beneficio.
  2. Domanda di accesso: una volta ottenuta la certificazione, presentare la domanda di accesso.

Le scadenze per la presentazione delle domande di verifica dei requisiti per il 2025 sono:

  • 31 marzo.
  • 15 luglio.
  • 30 novembre.

Le domande presentate oltre il 30 novembre saranno prese in considerazione solo se residuano le necessarie risorse finanziarie.

Pensione Quota 41: novità per il 2025

La Quota 41 è una misura previdenziale che consente ai lavoratori cosiddetti “precoci” di accedere anticipatamente alla pensione una volta maturati 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Per il 2025, la normativa ha mantenuto invariati i requisiti e le condizioni di accesso già previsti negli anni precedenti. Sono però state modificate le scadenze per la domanda di riconoscimento del diritto, uniformate con quelle dell’APE Sociale.

Requisiti principali

  • Contribuzione antecedente ai 19 anni: è necessario aver accumulato almeno 12 mesi di contributi effettivi (esclusi quindi i contributi figurativi) prima del compimento del 19° anno di età.
  • Anzianità contributiva: aver maturato 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2026.
  • Appartenenza a specifiche categorie: il beneficio è riservato a lavoratori che si trovano in determinate condizioni.
    • Disoccupati: coloro che hanno perso il lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che hanno concluso integralmente la fruizione dell’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi.
    • Caregiver: lavoratori che assistono, da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità grave. In assenza di questi, l’assistenza può riguardare un parente o affine di secondo grado convivente, a determinate condizioni.
    • Invalidi civili: lavoratori con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%.
    • Addetti a lavori usuranti o gravosi: lavoratori che hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti, come definite dalla normativa vigente.

Procedura di accesso

Per accedere alla pensione anticipata dei Precoci con Quota 41, è necessario presentare una domanda all’INPS, che verificherà la sussistenza dei requisiti richiesti. La domanda può essere inoltrata attraverso il servizio online dedicato sul sito dell’INPS (inps.it).

Nonostante le discussioni su una possibile estensione della Quota 41 a tutti i lavoratori, indipendentemente dall’età e dalla categoria, la legge di bilancio 2025 non ha introdotto modifiche sostanziali in tal senso. Pertanto, la misura rimane accessibile solo alle categorie specifiche sopra menzionate.

In sintesi, per il 2025, la Quota 41 continua a rappresentare un’opportunità di pensionamento anticipato per i lavoratori precoci che rientrano nelle categorie tutelate, senza variazioni significative rispetto agli anni precedenti.

Aumento pensioni

Nel 2025, l’INPS ha applicato una rivalutazione delle pensioni pari allo 0,8%, come stabilito dal Decreto interministeriale del 15 novembre 2024. Questo adeguamento mira a preservare il potere d’acquisto dei pensionati, tenendo conto dell’inflazione registrata. La rivalutazione è stata applicata secondo le seguenti fasce:

  • fino a 4 volte il trattamento minimo (fino a 2.394,44 euro): rivalutazione del 100% dell’indice, pari allo 0,8%;
  • oltre 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo (da 2.394,45 a 2.993,05 euro): rivalutazione del 90% dell’indice, equivalente allo 0,72%;
  • oltre 5 volte il trattamento minimo (oltre 2.993,06 euro): rivalutazione del 75% dell’indice, corrispondente allo 0,6%.

Nel 2025, inoltre, il sistema previdenziale italiano ha introdotto significativi adeguamenti per sostenere i pensionati con redditi più bassi, attraverso incrementi sia delle pensioni minime che dell’assegno sociale.

  • Il trattamento minimo pensionistico ha subito una rivalutazione dello 0,8%, portando l’importo mensile da 598,61 euro a 603,40 euro, corrispondenti a 7.844,20 euro annui. Inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un incremento straordinario del 2,2% per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo, elevando l’importo mensile a 616,57 euro.
  • L’assegno sociale, destinato a individui con almeno 67 anni e in condizioni economiche disagiate, è stato rivalutato dello 0,8% nel 2025. Di conseguenza, l’importo mensile è passato da 534,41 euro a 538,68 euro, per un totale annuo di 6.982,84 euro distribuiti su 13 mensilità. Per i beneficiari di età pari o superiore a 70 anni, è previsto un incremento aggiuntivo di 8 euro mensili, portando l’importo totale a 546,68 euro al mese.

Bonus Maroni: incentivo per restare al lavoro

Per chi sceglie di non andare in pensione pur avendone diritto, la Legge di Bilancio introduce il Bonus Maroni. Questo incentivo consiste in uno sconto sui contributi previdenziali ed in un contestuale accredito della mancata trattenuta direttamente in busta paga. L’obiettivo è incoraggiare i lavoratori con i requisiti per la pensione anticipata a rimanere in servizio.

Modifiche dell’incentivo nel 2025

Nel 2025, il Bonus è stato esteso per incentivare i lavoratori, sia del settore pubblico che privato, a proseguire l’attività lavorativa nonostante abbiano maturato i requisiti per la pensione anticipata. Oltre ai beneficiari di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi), l’incentivo ora include anche coloro che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).

Il Bonus Maroni prevede un esonero contributivo pari al 9,19% della retribuzione lorda, corrispondente alla quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore. Nel 2025, una novità significativa è l’esclusione di queste somme dalla base imponibile sia ai fini fiscali che previdenziali, rendendo l’incentivo più vantaggioso.

Procedura per la richiesta nel settore privato

Presentazione della domanda: il lavoratore deve comunicare all’INPS la volontà di aderire al Bonus Maroni. La domanda può essere presentata attraverso:

  • Portale INPS accedendo con credenziali SPID, CNS o CIE, seguendo il percorso: “Pensione e Previdenza” > “Domanda di pensione” > “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, Certificazioni, APE Sociale e Beneficio precoci”;
  • Patronati avvalendosi dell’assistenza degli istituti di patronato riconosciuti;
  • Contact Center INPS chiamando il numero verde 803164 (da rete fissa) o 06164164 (da rete mobile).

Certificazione dei requisiti: l’INPS verifica il possesso dei requisiti pensionistici e, entro 30 giorni dalla richiesta, comunica l’esito sia al lavoratore che al datore di lavoro.

Applicazione dell’esonero: una volta ricevuta la certificazione, il datore di lavoro applica l’esonero contributivo, incrementando la retribuzione netta del lavoratore.

Procedura per la richiesta nel settore pubblico

Per i dipendenti pubblici, la procedura è analoga a quella del settore privato. Tuttavia, potrebbero essere previste specifiche disposizioni o circolari interne per l’attuazione dell’incentivo. Si consiglia pertanto di consultare le direttive dell’amministrazione di appartenenza o rivolgersi agli uffici del personale per informazioni dettagliate.

Dipendenti pubblici: permanenza fino a 67 o 70 anni

Per il settore pubblico, la Manovra prevede una novità importante: la possibilità di restare in servizio fino ai 70 anni. L’obiettivo è quello gestire meglio la carenza di personale esperto e favorire il trasferimento di competenze tra personale esperto e nuove leve, garantendo un efficace ricambio generazionale all’interno della Pubblica Amministrazione.

La Manovra agisce in realtà su due fronti:

  • limite ordinamentale innalzato a 67 anni – dal 1° gennaio 2025, l’età per il pensionamento d’ufficio è stata elevata a 67 anni, allineandosi al requisito previsto per la pensione di vecchiaia nel sistema previdenziale generale.
  • trattenimento possibile fino a 70 anni – le amministrazioni hanno la facoltà di trattenere in servizio il personale, sia dirigenziale che non, fino al raggiungimento dei 70 anni. Tale possibilità è limitata al 10% delle facoltà assunzionali disponibili e riservata ai dipendenti che abbiano ottenuto valutazioni di performance eccellenti.

Criteri e procedure

Il trattenimento in servizio non costituisce un diritto per il lavoratore, ma è una decisione discrezionale dell’amministrazione, subordinata al consenso del dipendente interessato. Inoltre, il trattenimento in servizio è consentito entro il limite massimo del 10% delle facoltà assunzionali autorizzate a legislazione vigente. Ciò significa che il numero di dipendenti trattenuti oltre i 67 anni non può superare il 10% delle nuove assunzioni previste per l’amministrazione.

Sono comunque esclusi da questa misura i dipendenti appartenenti alla magistratura (ordinaria, amministrativa, contabile e tributaria), alle forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Esigenze organizzative e trasferimento di competenze

Le amministrazioni devono valutare attentamente le proprie esigenze organizzative, considerando la necessità di garantire la continuità operativa e il trasferimento di competenze ai nuovi assunti. Il trattenimento in servizio può essere utilizzato per affiancare personale esperto ai neoassunti, facilitando così il ricambio generazionale e assicurando un passaggio graduale delle responsabilità.

Valutazioni di performance eccellenti

La possibilità di essere trattenuti in servizio è riservata ai dipendenti che abbiano conseguito valutazioni di performance eccellenti. Questo criterio assicura che solo il personale altamente qualificato e meritevole possa beneficiare della misura, contribuendo efficacemente al raggiungimento degli obiettivi dell’amministrazione.

Decisione discrezionale dell’amministrazione

È importante sottolineare che il trattenimento in servizio non costituisce un diritto per il dipendente, ma è una facoltà discrezionale dell’amministrazione, che deve valutare caso per caso l’opportunità di avvalersi di questa possibilità, in linea con le proprie esigenze organizzative e le risorse disponibili.

In sintesi, la misura del trattenimento in servizio fino a 70 anni è strettamente legata alle politiche di turnover delle Pubbliche Amministrazioni, con l’obiettivo di bilanciare l’ingresso di nuove risorse con la valorizzazione dell’esperienza del personale esistente.

Pensione anticipata con penalizzazioni nella PA

Per gli iscritti alle gestioni ex-INPDAP, la Legge di Bilancio 2025 conferma i requisiti per la pensione anticipata ordinaria:

  • uomini 42 anni e 10 mesi di contributi,
  • donne 41 anni e 10 mesi di contributi.

Tuttavia, sono previsti cambiamenti nelle finestre mobili per la decorrenza della pensione anticipata:

  • nel 2025 4 mesi,
  • nel 2026 5 mesi,
  • nel 2027 7 mesi,
  • dal 2028 in poi 9 mesi.

Queste finestre indicano il periodo che deve trascorrere dalla maturazione dei requisiti alla decorrenza effettiva della pensione.

Taglio pensioni miste

A partire dal 1° gennaio 2024, lo ricordiamo, sono state introdotte nuove aliquote di rendimento per il calcolo della quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici iscritti alle gestioni ex-INPDAP. Queste modifiche riguardano in particolare i lavoratori che, al 31 dicembre 1995, avevano maturato meno di 15 anni di contribuzione.

  • Per i primi 15 anni di contribuzione l’aliquota di rendimento è fissata al 2,5% per ogni anno di servizio.
  • Per gli anni successivi al quindicesimo l’aliquota scende al 2% per ogni anno aggiuntivo di contribuzione.

Questo significa che, per i primi 15 anni, ogni anno di contributi aggiunge il 2,5% alla quota retributiva della pensione, mentre per gli anni successivi l’incremento è del 2% per anno.

Per le pensioni anticipate con sistema misto maturate dal 2024, si applica la riduzione delle aliquote di rendimento. Tuttavia, per il personale sanitario, è prevista una riduzione graduale della penalizzazione per ogni mese di posticipo del pensionamento, fino all’annullamento totale se si rimane in servizio per 36 mesi oltre la prima data utile per la pensione anticipata.

In sintesi, le nuove aliquote di rendimento influenzano il calcolo della quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici con meno di 15 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, introducendo una distinzione tra i primi 15 anni di servizio e gli anni successivi.

Scatti età pensionabile e aspettative di vita

In Italia, l’età pensionabile è soggetta a periodici adeguamenti legati all’aspettativa di vita della popolazione. Questi “scatti” sono previsti per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale in relazione all’aumento della longevità.

Gli adeguamenti avvengono con cadenza biennale. Ad esempio, dopo l’ultimo adeguamento del 2019, i successivi sono previsti per il 2021, 2023, 2025 e così via.

La misura degli scatti varia in base agli incrementi registrati nell’aspettativa di vita. Ad esempio, nel 2019 si è registrato un aumento di 5 mesi. Per il biennio 2021-2022, l’adeguamento è stato nullo a causa di un rallentamento nella crescita dell’aspettativa di vita.

Secondo alcune stime, a partire dal 2027 potrebbero verificarsi incrementi di 3 mesi ogni due anni, portando l’età pensionabile a superare i 68 anni entro il 2039. Altre proiezioni indicano che l’età pensionabile potrebbe raggiungere i 67 anni e 5 mesi nel 2029, con ulteriori incrementi negli anni successivi.