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Il Reddito di Cittadinanza si riduce, poche le eccezioni

di Barbara Weisz

Pubblicato 25 Novembre 2022
Aggiornato 19:17

Il Reddito di Cittadinanza 2023 spetta per 8 mesi e decade al primo rifiuto di lavoro ma diventa in parte cumulabile con quello stagionale o intermittente.

Alla fine, c’è in Manovra 2023 la sforbiciata del Reddito di Cittadinanza, che però non viene tolto a coloro che possono essere reinseriti nel mondo del lavoro, ma decurtato di dieci mensilità. Il tutto, in attesa di una complessiva riforma dello strumento, che viene sostanzialmente eliminato a partire dal 2024. Il RdC scende da 18 a 8 mesi per tutti gli attuali aventi diritto, con una serie di eccezioni relative a persone che non sono occupabili (per motivi anagrafici, oppure per disabilità).

C’è poi una stretta sulle cause di decadenza, per esempio è prevista la perdita del sussidio se non si accetta la prima offerta di lavoro congrua (l’attuale regole fa scattare al rifiuto della seconda offerta di lavoro). Ci sono anche nuovi obblighi per i percettori di Reddito di Cittadinanza inseriti nei Patti per il lavoro, che nel 2023 dovranno obbligatoriamente fare corsi di formazione o riqualificazione professionale per almeno 6 mesi.

Vediamo con precisione le principali novità previste dalla Manovra economica pensata dal Governo per il 2023.

Reddito di Cittadinanza 2023

Innanzitutto, la riduzione della durata del sussidio. Attualmente il RdC è previsto per 18 mesi rinnovabili su domanda, la Legge di Bilancio 2023 lo riduce a 8 mesi, con le seguenti eccezioni: minorenni, persone con almeno 60 anni di età, persone con disabilità.

Bisogna aspettare, come al solito, i testi definitivi e le regole applicative, ma l’impressione è che questa formulazione tagli il Reddito di Cittadinanza anche a persone che in base alla legislazione attuale non rientrano nei Patti per il Lavoro (per esempio, oggi sono esclusi donne in gravidanza, persone con carichi di cura, disoccupati che svolgono lavori con reddito basso e che sono compatibili con la percezione del RdC).

In sede di presentazione, la premier Giorgia Meloni ha citato espressamente i disabili, gli anziani, le famiglie prive di reddito con minori a carico ed anche le donne in gravidanza tra gli esempi di esclusione dal taglio, ma senza un testo ufficiale di Ddl Bilancio ora non ci sono certezze.

C’è un’altra considerazione da fare. Non è chiaro se, dopo i primi 8 mesi di percezione del Reddito, resti o meno la possibilità di chiedere il rinnovo. Tra le varie anticipazioni, questa opzione non è mai stata citata. In ogni caso, la Manovra prevede che le nuove misure siano applicabili per il solo 2023, perchè dal 2024 viene completamente abrogato il Reddito di Cittadinanza, scenario che rende il rinnovo (per pochi mesi) poco probabile.

Nel frattempo, par di capire, il Governo metterà mano a una strutturale riforma degli strumenti di sostegno alla povertà e all’inclusione attiva.

La stretta sulle offerte di lavoro

Viene escluso dal RdC chi non accetta una prima offerta di lavoro congrua. Attualmente, l’esclusione scatta se non si accetta la seconda offerta congrua, oppure la prima ma limitatamente a coloro che hanno già percepito il Reddito di Cittadinanza per intero e ne hanno poi chiesto il rinnovo.

C’è invece una misura di maggior flessibilità per chi, mentre sta prendendo il sussidio, accetta un lavoro stagionale o intermittente. In questo caso, il maggior reddito da lavoro non concorre alla determinazione dell’importo spettante di RdC (quindi, è cumulabile) fino a un massimo di 3mila euro lordi.

Il nuovo obbligo di formazione

Per coloro che sono inseriti nei Patti per il lavoro, come disciplinati dall’articolo 4 del dl 4/2019 (che regolamenta il RdC), diventa obbligatorio l’inserimento per almeno sei mesi in un corso di formazione o di riqualificazione professionale. Se il beneficiario non segue il percorso formativo che gli è stato assegnato, perde il diritto all’ammortizzatore sociale.