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Smart working nel pubblico e nel privato: divieti, tutele e regole Covid

di Barbara Weisz

12 Ottobre 2021 09:00

Smart working senza obbligo di Green Pass ma niente diritto al lavoro agile per chi non vuole vaccinarsi: analisi delle regole nel pubblico e nel privato.

Niente obbligo di Green Pass per chi lavora in smart working. ma nessuna corsia preferenziale per chi non si vuole vaccinare: il lavoro agile è un diritto soltanto per i lavoratori fragili. Le linee guida sulla Certificazione Verde Covid-19 negli ambienti di lavoro dal 15 ottobre, almeno per la della PA, chiariscono questo concetto: un dipendente pubblico non può essere adibito al lavoro agile solo perché sprovvisto di Green Pass, ed anche nel privato non è previsto lo smart working come alternativa al vaccino o al tampone negativo, per quanto le aziende private siano libere di decidere in autonomia come gestire queste casistiche.

Vediamo con precisione come si conciliano le regole su smart working e Green Pass nel pubblico e nel privato. Il riferimento legislativo, in tutti i casi, è il decreto 127/2021, che stabilisce l’obbligo di Certificazione Verde dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021 -salvo ulteriore (prevedibile) estensione – per l’accesso a tutti i luoghi di lavoro.

=> Guida completa all'obbligo di Green Pass

Smart working e Green Pass nel privato

Le FAQ del Governo sottolineano che non si può utilizzare lo smart working per aggirare l’obbligo di Green Pass. Significa che la decisione sul lavoro da remoto va presa indipendentemente dalle regole Covid, senza un diritto preferenziale nel caso non abbia il passaporto verde. Non siamo più dirante il lockdown e l’obiettivo è quello di incoraggiare la vaccinazionie non di offrire strumenti per aggirarla.

Qui si apre una considerazione: per evitare un proliferare di casistiche di difficile gestione, non si esclude che molte aziende decidano in via temporanea di concedere il lavoro agile, almeno nelle piccole aziende con diritto alla sostituzione, fintanto che non si contrattualizzi il sostituto. In pratica, nulla impedisce nel settore privato di stipulare accordi tra azienda e lavoratore sullo smart working, in tutti i casi in cui le parti lo ritengano opportuno. Tanto più che fino al 31 dicembre è in vigore la modalità semplificata, quindi senza l’accordo sindacale, e che il Decreto Green Pass escluda dall’obbligo proprio i lavoratori che operano esclusivamente da remoto. Per quanto questa scelta si possa rivelare un boomerang nel medio e lungo periodo.

Lavoratori fragili

L’unico caso in cui resta il diritto allo smart working fino al 31 dicembre è quello che riguarda i lavoratori fragili. Si tratta di una platea di persone che per motivi medici non possono vaccinarsi, di conseguenza restano più esposti al Covid. Il decreto 127/2021 esplicitamente li esclude dall’obbligo di Green Pass. Quindi, per questi lavoratori non scatta la sospensione dallo stipendio per mancanza di Certificazione Verde. La legge 133/2021 prevede che abbiano diritto al lavoro agile in tutti i casi in cui è possibile, anche con eventuale cambio di mansioni.

=> Esenzione Green Pass: come ottenere la certificazione medica

Smart working e Green Pass nella PA

Le linee guida Brunetta, approvate in Conferenza Stato-Regioni, introducono un paletto più rigido nella Pubblica Amministrazione: «non è consentito in alcun modo individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione». Nel pubblico impiego, tra l’altro, è previsto il ritorno al lavoro in presenza senza deroghe.

In vista ci sono tuttavia delle novità: con la regolamentazione dello smart working inserita nel Contratto Nazionale (in ogni caso, non oltre il 15% del personale), è prevista una piattaforma dedicata per la gestione dello smart working nel Pubblico Impiego che renderà più flessibile il rientro in presenza. Al momento, però, le linee guida prevedono il ritorno in ufficio per il 100% del personale e non ammettono il ricorso al lavoro da remoto per aggirare l’obbligo di Green Pass. Resta la possibilità di continuare ad applicare lo smart working in tutti i casi in cui era già precedentemente previsto dal CCNL.

Il futuro dello smart working

Il massiccio ricorso al lavoro agile nel corso della pandemia ha comunque aperto il dibattito su come valorizzare e rendere strutturale questa modalità di svolgimento del lavoro. Nel contratto dei dipendenti pubblici sono previste novità e nuove regole in questo senso, e lo smart working sta iniziando a rientrare anche nei contratti privati (una serie di punti sono affrontati nell’ultimo rinnovo del contratto dei Metalmeccanici). Inoltre, esiste già un riferimento normativo, ovvero la legge 81/2017, che regolamenta una serie di aspetti (forma scritta del contratto, stipendio, formazione, poteri di controllo, assicurazione, sicurezza sul lavoro).