E’ solo un tassello di un più vasto progetto di Riforma Pensioni che si concentra su flessibilità in uscita e non solo (no tax area, rivalutazioni), ma è comunque fino a questo momento un punto fermo sulla strada della nuova normativa prevdenziale che elimini rigidità introdotte dalla legge Fornero di fine 2011: l’APE, anticipo pensionistico, una misura pensata dal Governo per consentire l’uscita anticipata di lavoratori anziani a tre anni dal pensionamento di vecchiaia, ha contorni ormai relativamente precisi. Mettiamo insieme tutti i tasselli in base alle dichiarazioni di esponenti dell’esecutivo, dallo stesso premier, Matteo Renzi, al ministero del Lavoro, Giuliano Poletti, al vicesegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini.
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APE è un acronimo, sta per anticipo pensionistico, definisce un trattamento che copre i tre anni al massimo che mancano al raggiungimento dell’età pensionabile, e che viene poi resitituito dal pensionato quando matura l’assegno previdenziale, con un piano di ammortamento in 20 anni. La misura è pensata per essere introdotta nella Riforma Pensioni in Legge di Stabilità, quindi con entrata in vigore a partire dal 2017. Sarebbe sperimentale, per tre anni, fino al 2019, e in pratica consentirebbe la pensione anticipata ai seguenti lavoratori:
- nati tra il 1951 e il 1953: potrebbero andare in pensione nel 2017, con 63 anni e 7 mesi (62 anni e 7 mesi per le donne del settore privato);
- nati nel 1954: in pensione nel 2018;
- nati nel 1955: in pensione nel 2019.
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L’anticipo pensione viene finanziato dal privato, ovvero dalle banche, ma il lavoratore lo riceve dall’INPS. La pensione maturata sarà un po’ più bassa di quella piena, perché per gli anni di anticipo non sono previsti contributi figarativi, quindi il montante contributivo è quello maturato nel momento in cui si sceglie l’APE. Il coefficiente di trasformazione è quello relativo al raggiungimento dell’età di vecchiaia. Sulla pensione, si applica poi un taglio corrispondente alla cifra che il lavoratore ha avuto in prestito negli anni in cui ha percepito il trattamento APE, spalmato sun un piano ventenale. In soldoni, a seconda degli anni di anticipo, la decurtazione dovuta alla restituzione del prestito potrà oscillare fra il 2 e il 15%. E’ previsto anche un possibile ricorso alla previdenza integrativa: il lavoratore iscritto a un fondo di previdenza integrativa, può scegliere di incassare parte della somma maturata, riducendo così il prestito (anche qui c’è un acronimo, RITA, rendita integrativa temporanea anticipata).
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La banca che finanzia l’APE stipula un’assicurazione che copre una serie di rischi, ad esempio quello che il decesso del pensionato avvenga prima della restituzione del prestito. Non può chiedere alcuna controgaranzia al lavoratore. L’anticipo pensionistico come detto sarà una delle misure inserite nella Riforma Pensioni, è la prima dibattuta al tavolo di confronto che si è aperto fra Governo e sindacati sulla flessibilità in uscita.