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Obbligo Emissioni zero, imprese in difficoltà nell’adeguarsi

di Anna Fabi

Pubblicato 16 Ottobre 2023
Aggiornato 19:04

Consapevoli di dover investire per ridurre le emissioni, le aziende italiane temono normative complesse e faticano a individuare tecnologie adeguate.

Le aziende che cercano di perseguire politiche di sostenibilità verso l’obiettivo NetZero sono spesso frenate dalla difficoltà di intepretare correttamente le normative e da quella di scegliere gli strumenti più adeguati per abilitare la transizione, a partire da quelli digitali.

Il risultato emerge dalla quarta edizione dell’indagine su energia e aziende, condotta da Centrica Business Solutions.

Gli investimenti per ridurre le emissioni di Co2

Fra le imprese che si stanno muovendo per ridurre le emissioni, la misura più diffusa è il passaggio al gas naturale o alla biomassa (33%). Fra le iniziative in cantiere, la riprogettazione di prodotti e servizi (79%), la quantificazione e rendicontazione delle emissioni di CO2 (76%) e la realizzazione on-site di impianti di generazione di energia pulita (73%).

Non manca chi addirittura pensa a soluzioni innovative, per esempio legati a tecnologie e carburanti basati sull’idrogeno. Il 44% delle imprese ritiene che il Paese offra le condizioni per sistemi energetici innovativi a basse o zero emissioni di CO2, e il 24% sta già lavorando per implementare soluzioni a idrogeno, sviluppandole internamente o stipulando contratti basati sull’idrogeno derivato da risorse non rinnovabili, l’idrogeno blu.

E ancora, un’impresa su dieci ha iniziato a sviluppare le capacità per adottare l’idrogeno verde, in cui l’energia deriva da fonti rinnovabili. Si tratta comunque di attività di pianificazione, nei fatti solo il 2% ha già investito nell’idrogeno. Nella maggioranza dei casi (56%) per mancanza di maturità tecnologica.

Le difficoltà che frenano le imprese

Ci sono resistenze determinate da una serie di punti critici: i rischi legati alla rendicontazione delle emissioni Scope 1 (emissioni dirette) e Scope 2 (emissioni indirette, energia acquistata o consumata fuori sede) riguardano il 68% delle imprese intervistate, seguiti dai rischi legati alla conformità alle normative (66%) e dai prezzi delle emissioni (65%).

«Il rischio del prezzo della CO2 mette sempre più sotto pressione le aziende, comprimendo, di fatto, i margini di profitto – sottolinea Christian Stella, Managing Director di Centrica Business Solutions Italia -. All’inizio dell’anno, le quotazioni dei crediti di CO2 nell’UE hanno superato per la prima volta i €100/t, costringendo le aziende a riflettere seriamente sulle strategie di riduzione delle emissioni. Inoltre, la più recente riforma emanata dall’Unione Europea prevede la riduzione progressiva delle quote gratuite ETS (Emission Trading Sceme) riservate alle aziende, fino alla loro totale eliminazione entro il 2034. Ma prepararsi ora riduce i rischi futuri».

I consigli prima di investire

Il primo step, secondo il fornitore di soluzioni energetiche, è la misurazione e rendicontazione delle emissioni Scope 1, 2 e 3. In base ai dati, si decide come e dove investire.

Ci sono soluzioni rapide a minore investimento di capitale come le misure di efficienza energetica, le ristrutturazioni degli impianti e i contratti di fornitura di energia rinnovabile. Altre di maggiore impatto: pompe di calore, sistemi energetici integrati o l’aggiornamento dei sistemi di cogenerazione a combustibili alternativi.

Anche sul fronte dell’idrogeno è possibile muoversi. E’ vero, commenta Stella, che «la produzione del blue e del green hydrogen non ha ancora raggiunto i costi e la portata che ne consentirebbero una larga diffusione», ma «i sistemi di cogenerazione che attualmente funzionano a gas naturale o biomassa possono essere riconvertiti per utilizzare l’idrogeno. Questo permetterebbe alle aziende di avere la flessibilità di un impianto che può essere alimentato parzialmente miscelato con idrogeno o 100% a idrogeno, non appena sarà commercialmente disponibile».