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Manovra Finanziaria: tasse record nel 2013

di Alessandro Vinciarelli

3 Ottobre 2011 10:10

La Manovra Finanziaria non farà bene alle tasche di imprese e famiglie italiane: la pressione fiscale si aggirerà intorno al 44,8% del PIL già nel 2013.

Pesa sulle spalle di contribuenti e imprese la Manovra Finanziaria. L’obiettivo del Governo è di far quadrare il bilancio entro il 2013 (anche se in merito le stime sono pessimistiche) e per raggiungere lo scopo è stata ulteriormente aggravata la pressione fiscale, già tra le più alte in Europa.

Nella nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza) di fine settembre il Governo ammette che la Manovra Finanziaria comporterà un onere importante per i bilanci di imprese e famiglie: +1% di tasse rispetto al 2010 e una pressione fiscale al 43,7% del PIL nel 2014, contro il 42,6% dell’anno scorso.

Se questa può apparire una cattiva notizia ce n’è un’altra pessima: uno studio effettuato da Confesercenti rivela che le previsioni del Governo hanno addirittura sotto-stimato gli effetti della Manovra Finanziaria: già nel 2013 la pressione fiscale crescerà del 2,2%, arrivando alla quota record del 44,8%, peggio di quanto avvenne nel 1997 quando si toccò quota 43,3%.

Ma in cosa differisce la nota di aggiornamento al DEF dai dati di Confesercenti? La prima sostanzialmente non prende in considerazione la “clausola di salvaguardia” contentuta nella Manovra Finanziaria, con la quale il Governo punta, tagliando di netto le agevolazioni fiscali, a totalizzare entro il 2014 ben 20 miliardi di euro.

Una cifra che è stata presa in considerazione ai fini del calcolo del totale che andrà a compensare il debito pubblico italiano. Ma non è stato palesato come il tutto si traduca in un aumento delle tasse.

La cattiva fama dell’Italia per quanto riguarda le tassazioni non potrà, pertanto, che peggiorare. Il nostro è tra i pochi Paesi in Europa ad aver incrementato le tasse negli ultimi dieci anni, invece di ridurla come hanno fatto ad esempio la Svezia (-4%), la Francia (-2%), la Spagna (-2%) e la Germania (-2%).