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Sigarette elettroniche, business emergente: come avviarlo

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 29 Gennaio 2013
Aggiornato 11 Aprile 2014 09:20

Boom di vendite per le sigarette elettroniche, la crescita esponenziale di questo mercato lascia presagire un business di sicuro successo per chi vi investe: riflettori puntati sulla normativa e-cig in evoluzione.

In tempo di crisi, tra i pochi a fare fortuna sono i rivenditori di sigarette elettroniche (e-cig). Un fenomeno in rapida ascesa che apre le strade ad un nuovo business, quello del cosiddetto “fumo elettronico”.

Visto che in Italia gli “svampatori” sono 400mila (+25% nell’ultimo anno) – ma si prevede che arrivino  a quota 1 milione entro il 2013 strappando al “lato oscuro” molti degli attuali 12 milioni di fumatori tradizionali – si tratta di un’idea davvero  interessante per chi pensa di investirvi avviando una start-up commerciale:

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Normativa e-cig

Il nuovo business delle sigarette elettroniche, tuttavia, non ha ancora una regolamentazione ben definita. Un buco normativo che sta aiutando il mercato a crescere: le e-cig possono hanno successo anche perchè posso essere “fumate” nei luoghi chiusi in quanto non esplicitamente soggette alla normativa antifumo nei locali pubblici e sui mezzi di trasporto.

In più, le accise sono più basse di quelle delle sigarette tradizionali, anche se resta da vedere se in futuro il Governo si accontenterà di guadagnare dalla vendita delle e-cig solo l’IVA e le tasse delle imprese che investono in questo mercato.

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Un primo tentativo di regolamentare la vendita di e-cig  come quella di sigarette tradizionali si è arenato: un emendamento, poi bocciato, alla Legge di Stabilità chiedeva che “qualsiasi dispositivo meccanico o elettronico, che abbia la funzione di succedaneo dei prodotti di tabacco” fosse “assimilato ai tabacchi lavorati e soggetto alle disposizioni in materia di distribuzione, detenzione e vendita”.

Viste le potenzialità del mercato delle sigarette elettroniche, urge a questo punto un quadro normativo preciso: da un lato è vero che le e-cig non sono equiparabili in tutto e per tutto alle sigarette, dall’altro è vero che contengono nicotina e quindi trattano la vendita di un prodotto in parte succedaneo del tabacco.

L’Adoc, inoltre sottolinea i pericoli di una mancata normativa per un business così “trendy”: può incentivare i non fumatori a provare la nicotina soft e può spingere e i minori a cercare di aggirare i divieti acquistando le sigarette elettroniche online. Infine, un altro serio pericolo è quello della contraffazione, “particolarmente gravoso in quanto attinente un prodotto legato alla salute”.

Per l’Adoc, le sigarette elettroniche dovrebbero essere «regolamentate e vendute come dispositivi medici o farmaci, come avviene in altri Paesi europei quali Austria e Danimarca». In più, necessitano «di un’etichettatura più chiara e completa, visto che ad oggi vi è segnata solo la raccomandazione di utilizzarle lontano dai bambini».

Infine per l’associazione dei consumatori, le sigarette elettroniche «devono essere equiparate alle sigarette relativamente alla pubblicità, alle diciture sulle confezioni e all’osservanza dei divieti di fumo; va inoltre avviato uno screening obbligatorio, da parte dei rivenditori, dell’abitudine a fumare del cliente, in modo da prevedere un corretto dosaggio della nicotina presente nella sigaretta elettronica: ad oggi ci risulta che alcuni rivenditori effettuano quest’analisi preventiva, ma è un comportamento ancora poco diffuso e su base volontaria».