BCE: occupazione in Italia ancora in crisi

di Francesca Vinciarelli

21 Dicembre 2015 10:30

L'analisi della BCE in merito all'occupazione in Italia ed il confronto con il resto dell'Eurozona: nel nostro Paese la crisi ha avuto un impatto avverso ben più persistente.

Nel proprio bollettino mensile la Banca Centrale Europea (BCE) rende noti i dati sull’occupazione in Italia e sul confronto con quella nell’area Euro: il lavoro in Italia resta fermo e al pari di quanto avvenuto negli ultimi due anni. Nel nostro Paese è ancora consistente l’effetto della crisi, tanto che si è creata meno occupazione rispetto alle principali economie dell’Eurozona.

Effetto crisi

In particolare nel nostro Paese tra il secondo trimestre 2013 e il primo trimestre 2015:

“La crisi ha esercitato un impatto avverso ben più persistente sull’occupazione complessiva, che è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all’insieme dell’area dell’euro e alle sue economie più piccole”.

In quel periodo nell’Eurozona sono stati creati 2 milioni 158 occupati netti.

Livelli occupazionali

In particolare in Italia livelli occupazionali sono aumentati di sole 127.000 unità nel periodo di riferimento, contro le 190.000 unità della Francia, le 592.000 unità della Germania e le 724.000 unità della Spagna. In più nel nostro Paese l’incremento degli occupati italiani è dipeso per il 63% da posizioni a tempo parziale, a differenza di quanto avviene in media nell’Eurozona dove la crescita ha riguardato prevalentemente posti a tempo indeterminato. Per questo secondo gli analisti BCE l’impatto della crisi in Italia è persistente sul mercato del lavoro. Spagna, Portogallo, Irlanda e persino Grecia vengono individuati dalla BCE come i Paesi nei quali si è avuto l’aumento più marcato dell’occupazione. In più, segnala la BCE:

“Se in Germania il numero di occupati è salito quasi ininterrottamente dall’inizio della recessione nel 2008 la Spagna ha registrato continue diminuzioni dei posti di lavoro fino al recente punto di svolta. Di conseguenza, la Germania mostra adesso un’occupazione superiore del 5% ai livelli pre-crisi, mentre il dato per la Spagna resta inferiore del 15% al picco toccato prima della crisi, nonostante la forte ripresa osservata di recente, in Francia il numero di occupati si è portato lievemente al di sopra dei valori pre-crisi, sostenuto in ampia misura dal considerevole aumento dei dipendenti pubblici. Quanto all’Italia, la crisi ha esercitato un impatto avverso ben più persistente sull’occupazione complessiva, che è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all’insieme dell’area dell’euro e alle sue economie più piccole”.

Ostacoli all’occupazione

Tra i principali ostacoli alla ripresa dei Paesi dell’Eurozona individuata dalla BCE vi sono le incertezze sull’evoluzione dell’economia mondiale e i rischi geopolitici di ampia portata che potrebbero influire anche sulla domanda esterna di export e sulla fiducia.