Il computer più potente al mondo di chiama “Computer K” ed ha stato realizzato in Giappone da Fujitsu, presso il Riken Institute for Advanced Science Computational, a Kobe.
Il supercomputer ha conquistato la vetta battendo il rivale cinese Tianhe-1A, che si è dimostrato di ben tre volte peggiore nell’esecuzione dei test su cui si basa la competizione.
Si gareggia sul numero di operazioni al secondo e il Computer K ha raggiunto quota 8,2 quadrilioni, ovvero 8,2 petaflop al secondo.
Nonostante gli altissimi costi di realizzazione e soprattutto l’ingente quantitativo di corrente elettrica necessaria ad alimentare i supercomputer, questo tipo di elaboratori vengono ancora continuamente sviluppati, ed utilizzati soprattutto per fini di ricerca e di previsione di eventi particolari come terremoti, variazioni climatiche, ricerca nucleare, compravendita di titoli borsistici, ecc.
Come tutti i settori dell’informatica, anche il comparto degli elaboratori ad altissime prestazioni vive di vita breve in termini di primati. Basti pensare che il supercomputer del 2008 sviluppato dal Los Alamos National Laboratory del New Mexico è addirittura sceso fino al decimo posto in classifica e che già un altro concorrente, chiamato Blue Waters, è in sviluppo presso l’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign.