Spam su Facebook, Sanford Wallace condannato ad risarcire 711 milioni di dollari

di Giuseppe Cutrone

Pubblicato 30 Ottobre 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:48

Una vera e propria stangata può essere definita quella che il giudice della California, Jeremy Fogel, ha stabilito quale pena per Sanford Wallace, ovvero il “re dello spam” americano.

Wallace, non nuovo a vicende di questo genere, dato che l’anno scorso fu condannato per il reato di spam in una causa aperta nei suoi confronti da MySpace, era stato portato stavolta in tribunale da Facebook, il social network tramite cui aveva inviato un massiccio numero di messaggi inutili agli utenti a soli scopi promozionali.

Così, la corte americana, appurati l’abuso e i danni arrecati sia al social network che agli utenti dello stesso, ha stabilito che Wallace debba versare a Facebook, come risarcimento danni, la somma di ben 711 milioni di dollari.

Una pena esemplare che si aggiunge così ai 230 milioni di dollari di risarcimento imposti a Wallace per l’analoga vicenda di MySpace cui abbiamo accennato sopra. Ed ecco come il consulente legale Sam O’Rourke ha definito la sentenza:

Mentre non ci aspettiamo di ricevere gran parte della sanzione, speriamo che la cosa agisca come deterrente contro questi criminali. Si tratta di una importante vittoria nella nostra battaglia contro lo spam. Continueremo a richiedere risarcimenti anche ad altri spammer.

In questo modo insomma la legge sembra dare un segnale forte nella direzione di tutela e difesa dei principali protagonisti di Internet, siano essi importanti community o singoli utenti che, sempre più spesso, vengono importunati dalla ricezione di enormi quantità di email indesiderate.

Un business che evidentemente frutta parecchio, dato che negli ultimi tempi queste aziende hanno preso di mira i social network, forse seguendo la tendenza che ha voluto il successo di queste community online, divenute sempre più popolate al punto da essere viste come il terreno di conquista ideale per potare avanti i propri affari, ovviamente nel totale spregio delle regole e dei diritti degli iscritti.