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Sempre di più i dati personali scambiati dai governi

di Alessandro Vinciarelli

Pubblicato 15 Luglio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:49

Che i nostri dati personali venissero archiviati, osservati e analizzati lo sapevamo già. Che questi fossero beni preziosi per costruire profili di utilizzazione e vendita dei prodotti anche.

Il problema sta nel fatto che spesso, per alcuni tipi di applicazioni Web, le informazioni scambiate con il sistema sono qualcosa in più di una semplice preferenza o abitudine. Stiamo parlando di informazioni riservate circa la propria vita privata, la propria famiglia, il nostro denaro, la nostra salute, ecc.

La gestione di queste delicate informazioni sembra però non preoccupare i governi, e in particolare quello degli Stati Uniti che, in nome della battaglia (anzi della guerra) contro il terrorismo, non sente ragioni e ha stabilito un protocollo di scambio di dati con le nazioni appartenenti all’Unione Europea.

Verranno liberamente scambiati quindi i tracciati delle sessioni online, le cronologie di acquisti a mezzo carte di credito e gli spostamenti dei cittadini.

O almeno questo è quello che sembra essere la realtà nascosta già da diversi anni e che a breve potrebbe raggiungere la luce del sole. Lo afferma il New York Times, entrato in possesso di un report emesso congiuntamente dalle autorità europee e statunitensi.

La strada verso un database globale sembra quindi segnata. Lo sarà definitivamente quando le autorità USA, vedi il dipartimento di Stato, il dipartimento della Homeland Security e il dipartimento di Giustizia, raggiungeranno il tanto atteso accordo con l’Unione Europea che di fatto sancirà ufficialmente la data di inizio dello scambio di informazioni.

Le preoccupazioni e i rischi provengono da considerazioni differenti. Da un lato ci viene assicurato che i dati saranno accessibili solo da autorità e personale autorizzato, dall’altro le differenti realtà normative della parti in causa non rassicurano affatto sull’effettivo controllo degli accessi.

Inoltre la tutela della privacy, tanto cara a noi europei, non ha un corrispettivo così forte oltreoceano e in ogni caso non è applicabile per i cittadini stranieri.

Attendiamo sviluppi, soprattutto per quanto riguarda le regole e le tutele necessarie per la gestione di informazioni così riservate, in quanto per poter proteggere i nostri dati non possono essere sufficienti dichiarazioni tipo “le informazioni personali che riguardano i cittadini dovranno essere trattate con la massima cautela”.