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Accesso Wi-Fi non autorizzato?

di Alessandro Vinciarelli

Pubblicato 5 Giugno 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:50

Come molti di voi sanno, le reti wireless aziendali e domestiche sono in continua espansione ed entrano in qualsiasi tipo di casa, negozio, attività, ecc.

Tuttavia, capita (e devo dire non raramente) che l’istallazione e configurazione degli access point sia affidato ad esperti fai da te o ad esperti di fortuna.

Questo perchè, spesso, il risultato che si vuole raggiungere è che la rete funzioni e non anche che sia allo stesso tempo sicura.

Soprattutto nelle grandi città o nei quartieri più popolari, non è difficile imbattersi in una rete scarsamente protetta o addirittura aperta. A peggiorare la situazione il fatto che spesso e volentieri anche l’accesso al router sia facilmente fruibile. Basti pensare che in molte circostanze nessuno si cura di cambiare la password di amministrazione, lasciando quindi quella di default offerta dalla casa costruttrice (tipo ADMIN).

In questo senso è pensabile che stando in macchina con il portatile ci si possa fermare a questo o a quell’angolo per navigare un po’, leggere la propria mail, scaricare contenuti illegali, ecc.

Il problema è che collegarsi ad una rete wireless sprovvisti di autorizzazione potrebbe essere, a seconda del paese, sanzionabile dalla legge e per questo non consigliabile.

Di tale circostanza è stato protagonista un uomo del Michigan, colpevole di aver parcheggiato la propria auto, ogni giorno per diverso tempo, davanti ad un bar dotato di connessione Wi-Fi.

L’uomo ha dichiarato che la sua navigazione era innocente e con il solo scopo di dare un rapida controllata alle mail mentre sorseggiava un caffè.

Di fatto però, la giustizia statunitense ha preso la sua posizione e ha multato lo “sfortunato” personaggio al pagamento di 400$ e a 40 ore di lavori forzati socialmente utili.

Ognuno può valutare autonomamente se questa sentenza sia giusta o meno. Personalmente credo che su questi temi e sull’informatica in generale, la legge viene applicata a campione e con soluzioni spesso troppo distanti tra loro, anche all’interno di uno stesso paese.

Abbiamo osservato pene esemplari per casi banali e assoluzioni (o addirittura assunzioni) per casi di attacco molto più articolati e organizzate.

In questo caso, forse, la pena è stata un po’ severa tanto che l’uomo è rimasto incredulo quando il giudice, in aula, gli ha fatto capire che per questi casi la legge del suo stato prevede fino a cinque anni di reclusione.