Certificati online, niente multe fino a gennaio

di Lorenzo Gennari

30 Settembre 2010 11:30

Il ministero per la PA ha diramato una circolare in materia di trasmissione telematica dei certificati per malattia dove si invita a non elevare multe per le inadempienze fino a gennaio 2011. I Medici chiedono più tempo e adeguamenti tecnologici

Sul sito del Dipartimento della Pubblica Amministrazione è stata pubblicata una circolare, inviata a tutti gli organi competenti, in cui vengono illustrate alcune prassi transitorie in materia di trasmissione telematica dei certificati per malattia.

Il documento, firmato dal ministro Renato Brunetta e sottoposto alla registrazione della Corte dei conti, recita così: «Fermo restando l’obbligo dei medici di continuare a trasmettere i certificati per via telematica in presenza delle condizioni organizzative e tecniche che lo rendono possibile, per il periodo transitorio – sino al 31 gennaio 2011 – durante il quale le più rilevanti criticità dovranno essere affrontate, è opportuno che le Amministrazioni competenti si astengano dalla contestazione degli addebiti specificamente riferiti all’adempimento».

Si tratta, in sostanza, di una specifica circa il regime sanzionatorio da adottare in merito all’invio telematico dei certificati di malattia dei lavoratori, da parte dei medici. L’espansione del periodo transitorio però, è da imputarsi al tempo necessario per il superamento di alcune criticità emerse durante la fase sperimentale. Le Amministrazioni interessate dovranno pertanto lavorare per eliminare tutte le problematiche che di fatto rendono anche difficile l’accertamento di eventuali responsabilità nella violazione della normativa.

I medici e i sindacati della categoria, da parte loro, condividono gli obiettivi della riforma, vale a dire il miglioramento dell’efficienza e della qualità delle procedure amministrative, ma ritengono che, per la soluzione di queste criticità, siano necessari «tempi coerenti, non predefinibili a tavolino e l’utilizzo di risorse umane, tecnologiche e finanziarie, oggi non adeguatamente presenti nei servizi sanitari, né previste come nuove voci di investimento».