
Un dipendente di una società pubblica in house partecipata da un Comune, deve obbligatoriamente lasciare il lavoro al compimento dei 67 anni di età oppure può continuare il proprio rapporto di lavoro fino a 70 anni?
La Legge di Stabilità 2025 ha introdotto la nuova possibilità di trattenere in servizio fino a 70 i dipendenti pubblici, che di conseguenza possono restare al lavoro oltre il limite ordinamentale. Che, fra l’altro, è stato a sua volta modificato dalla manovra, innalzandolo all’età per la pensione di vecchiaia (attualmente 67 anni).
Tuttavia, non è il lavoratore a scegliere se restare in servizio: la scelta spetta alla pubblica amministrazione di appartenenza, che nel momento in cui individua una carenza di organico o altre esigenze funzionali – fra cui la necessità di affiancamento del personale neo assunto – può disporre il trattenimento in servizio dei dipendenti che possono coprire l’esigenza individuata.
Possono accedere a questa opzione, nei limiti dell’aderenza della propria fattispecie alle linee guida generali, le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del Dlgs 30 marzo 2001, n. 165 . Significa che sono comprese tutte le amministrazioni dello Stato, comprese università, scuole e istituzioni educative, aziende e amministrazioni statali ad ordinamento autonomo, Regioni e Province, Comuni e Comunità montane, loro consorzi e associazioni, IACP, enti camerali e loro associazioni, enti pubblici non economici, aziende ed enti del SSN, ARAN e Agenzie di cui al Dlsg 300/1999.
Le regole sono dettagliate nella specifica direttiva del ministero della Pubblica amministrazione dello scorso 20 gennaio 2025.
Lo strumento può essere utilizzato fino al limite del 10% delle capacità assunzionali, quindi del turnover. E i dipendenti a cui formulare la proposta devono avere determinati requisiti, ovvero una valutazione delle performance almeno ottima o eccellente.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz