La ricetta per l’innovazione passa attraverso la differenza fra culture diverse, magari anche distanti da quella classica dell’azienda e del settore a cui questa appartiene. Lo rilevano tre economisti, Davide Ravasi ed Elena Dalpiaz, dipartimento di management e tecnologia dell’Università Bocconi, e Violina Rindova, della McCombs School of Business, in “A Cultural Quest: A Study of Organizational Use of New Cultural Resources in Strategy Formation”, uno studio pubblicato da Organization Science. Il lavoro si basa sullo studio di quanto successo in un’azienda storica del Made in Italy, Alessi, che dell’innovazione ha fatto una vera e propria strategia vincente.
Gli economisti hanno analizzato quattro diverse fasi della storia aziendale, in un arco di tempo che va dal 1970 al 2006, durante il quale la società ha incorporato risorse da quattro diversi settori: arte, artigianato, antropologia, psicanalisi. E sulla base di questa osservazione hanno messo a punto un vero e proprio modello teorico sulla relazione fra l’uso di nuove risorse culturali e lo sviluppo di strategie innovative.
Lo studio evidenzia ad esempio come Alberto Alessi, l’imprenditore di terza generazione (la società è stata fondata dal nonno, Giovanni, nel 1921), abbia introdotto in azienda nuove idee che hanno anche generato conflitti, ma che nel tempo hanno portato a un arricchimento culturale che si è tradotto in novità organizzative e produttive.
Gli economisti nel loro studio hanno analizzato gli effetti della disponibilità di risorse culturali diverse fra loro su tutta una serie di elementi, dall’organizzazione alle strategie di prodotto e di mercato: «Abbiamo osservato che le nuove pratiche di sviluppo del prodotto, produzione, marketing e distribuzione hanno consentito alla Alessi di competere nel mercato attraverso strategie d’azione nuove non solo per Alessi ma per tutta l’industria. L’analisi ha portato all’identificazione, come risultati strategici, di strategie non convenzionali e versatilità strategica».
Alessi grazie all’apporto di queste diverse culture ha creato nuovi segmenti di mercato, molti dei quali, spiegano gli autori, «hanno consentito all’azienda di spuntare consistenti sovrapprezzi», e di fatto «l’arricchimento del repertorio culturale ha portato allo sviluppo di nuove strategie che erano sia non convenzionali che appropriate e interessanti».
Davide Ravasi si è occupato diffusamente dell’utilizzo della cultura come risorsa che sostiene decisioni strategiche attraverso lo studio anche di altri casi aziendali, come Bag & Olufsen, Oticon, 3M.