Circa 11mila contratti a termine, pari al 15% dei dipendenti, su circa 70mila lavoratori: questo il ritratto di una delle case auto più note al mondo, la Bmw, leader nel segmento premium e accusata dalle parti sociali d’oltralpe di fare troppo ricorso a tali forme di assunzione rispetto alle aziende concorrenti.
L’accusa arriva in particolare da parte di IgMetall, sindacato tedesco della categoria dei metalmeccanici, che rimprovera a Bmw di non tutelare abbastanza la sua forza lavoro e di non favorire l’occupazione stabile in Germania, soprattutto tenendo conto delle percentuali che allontanano l’azienda bavarese da alcuni dei suoi principali competitor, come Mercedes, che può vantare una percentuale di contratti a termine del 3%, pari a 5.100 lavoratori su oltre 167mila.
La stessa Bmw, tuttavia, ribatte prontamente alle accuse sottolineando come i contratti a termine non solo rappresentino, spesso, un trampolino di lancio per i lavoratori tedeschi, nella maggioranza dei casi assunti stabilmente dall’azienda dopo poco tempo, ma anche come questa forma contrattuale si sia resa necessaria per limitare la cassa integrazione e le riduzioni di orario – e di salario – dei dipendenti in pianta stabile.
Un esempio di welfare aziendale che, nonostante l’apparenza, si basa sulla tutela dei lavoratori offrendo prospettive di impiego a lungo raggio, anche se non inizialmente. L’azienda tedesca cita, ad esempio, le cifre relative alle assunzioni nelle fabbriche di Lipsia: su 250 nuovi assunti con contratto a tempo determinato, circa 170 sono poi entrati in azienda in pianta stabile.
La difesa della BMW tocca altri argomenti delicati e condivisi con molte altre nazioni europee: attivando più contratti a termine e selezionando forza lavoro attraverso le agenzie interinali, l’azienda riesce a evitare di dover versare sussidi di disoccupazione che potrebbe non essere in grado di garantire. Per respingere le accuse dei sindacalisti, inoltre, i vertici dell’azienda tedesca ribadiscono la parità retributiva che caratterizza sia i lavoratori fissi sia quelli a tempo determinato, e la necessità dell’azienda di puntare sui dipendenti stabili valorizzandone le competenze e l’esperienza, consentendo loro di essere dislocati in altri plant, in base alle esigenze di produzione di un mercato, quello auto, molto soggetto a instabilità e a flessibilità.