Comunicare a un collaboratore il suo licenziamento è un’azione di per sé difficile, soprattutto se alle spalle ci sono anni di lavoro e un rapporto amichevole costruito nel tempo. In ogni caso, è sempre preferibile seguire alcune regole comportamentali finalizzate a garantire la massima onestà e trasparenza evitando, o limitando, ulteriori malcontenti.
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Quali sono i passi falsi da evitare? Quali gli errori più comuni compiuti da chi ha l’incarico di “invitare” un dipendente ad abbandonare il suo posto di lavoro?
1 . Ritardare l’inevitabile: meglio non tergiversare se la decisione del licenziamento è stata già presa, evitando quindi di rimandare all’infinito la comunicazione illudendosi che le cose migliorino.
2 . Non essere chiari al 100 %: chi licenzia dovrebbe evitare di utilizzare alcune frasi fatte poco credibili, facendo riferimento alle imprescindibili necessità di riorganizzazione aziendale o simili. La totale chiarezza è sempre preferibile e la decisione del licenziamento deve essere giustificata.
3. Sorprendere il dipendente: la comunicazione del licenziamento non dovrebbe destare eccessiva sorpresa nel collaboratore, una reazione che segnala quasi sempre una gestione dei dipendenti carente e segno evidente che non è stato fatto abbastanza per evitare questa scelta estrema (inviare feedback negativi, invitare il dipendente a correggere i propri errori e risolvere le criticità).
4 . Essere poco gentili: mai mostrare astio, rabbia o insensibilità nel licenziare qualcuno. Un comportamento scorretto e potenzialmente dannoso, soprattutto considerando la possibilità di rincontrare il collaboratore nel corso della propria carriera.
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5 . Mancare di professionalità: tutti i buoni principi potrebbero essere spazzati via nel momento in cui il dipendente da licenziare è anche un fedele amico. Anche in questo caso non devono mai mancare onestà, trasparenza e sensibilità, così come una buona dose di consigli e suggerimenti per trovare un altro impiego.