Google Plus: pseudonimi per sfidare Facebook

di Alessandro Vinciarelli

24 Ottobre 2011 09:00

Su Google Plus sarà possibile autenticarsi anche tramite nickname, a differenza di Facebook: riuscirnno gli pesudonimi a salvare il sociual network di Google come sperano le aziende dell'Advertising?

Via libera agli pseudonimi su Google Plus. La notizia non è ancora ufficiale, ma sembra che presto il Colosso di Mounain View consentirà agli utenti di autenticarsi sulla piattaforma tramite nickname e non solo mediante nome e cognome reali: una strategia che potrebbe far risalire il social network, anche tra le preferenze delle aziende.

A rivelare la nuova strategia di Google Plus è stato annunciato nei giorni scorsi Vic Gundotra.

Tuttavia, ancora nessuna data certa sul momento in cui il social network di Google si aprirà a questa nuova funzionalità volta a «supportare altre forme di identità».

Un servizio richiesto a gran voce dagli utenti di Googlr Plus, tanto da ribattezzare la protesta “Nymwars“. Un nome che racchiude in sè tutto il senso del divario tra la voglia di tutelare la propria privacy celandosi dietro uno pseudonimo e le policy dell’azienda che imponevano l’opposto.

Chissà che questa inversione di marcia non dia nuovo vigore a Google Plus in crisi: dopo un momento iniziale di grande successo, non è riuscito a tenere testa al ben più diffuso Facebook, che invece resta e rimarrà legato alle identità reali degli utenti, che in caso contrario rischiano la cancellazione dell’account.

In più nell’epoca della condivisione, sappiamo bene come le attività svolte sui social network possano rivelarsi un’arma a doppio taglio. Non è raro sentire di datori di lavoro che “spiano” i propri impiegati tramite le pagine di facebook, o che prendono provvedimenti in merito. Così la notizia di Google che si piega alla volontà degli utenti giunge quanto mai lieta.

Soddisfazione sottolineata anche dall’Electronic Frontier Foundation: «sebbene la EFF riconosca il diritto delle aziende nel determinare le proprie stesse policy, abbiamo ripetutamente appoggiato le posizioni degli utenti che volevano utilizzare uno pseudonimo per garantirsi la piena libertà di espressione online».