23andMe, quali ripercussioni negli ambienti di lavoro?

di Noemi Ricci

Pubblicato 12 Novembre 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 19:33

È stato pubblicato oggi su Webnews un interessante approfondimento: l’argomento tratta un tema sicuramente caro a tutti noi, ossia la nostra salute e i segreti che il nostro corpo contiene.

Informazioni “sensibili”, protette da severe norme sulla privacy anche e soprattutto negli ambienti di lavoro, dai quali tali informazioni dovrebbero restare ben lontane in quanto parte di una sfera assolutamente privata, che non dovrebbe avere alcun legame o ripercussione sulle nostre qualifiche professionali, i nostri skills e le prospettive di lavoro.

L’articolo di cui parliamo è anche più di uno speciale: è la cronaca di un esperimento. Il pezzo fa infatti riferimento ad un nuovo tipo di servizio che si sta diffondendo, l’analisi del DNA online.

Nello specifico ci si riferisce a 23andMe, recentemente insignito dal Time della qualifica di “invenzione dell’anno“.

La discussione nasce quindi a fronte di una reale prova pratica, per capire da vicino il servizio offerto da 23andMe ordinando il kit, sottoponendosi all’esame e analizzandone i risultati.

Non è in dubbio la validità  o la qualità  del servizio offerti, piuttosto le ripercussioni che questi possono avere nella vita – privata se non addirittura lavorativa – e nella psiche delle persone che vi si sottopongono.
Se da una parte può essere utile conoscere quali siano le proprie predisposizioni a sviluppare delle malattie genetiche, dall’altra questo può influenzare pesantemente il nostro modo di agire vivendolo più come una condanna che come un avvertimento.

E se questo influenzasse anche la scelta della nostra professione? Se ci caricasse di eccessivi ottimismi o pessimismi?
O se, peggio, questi dati trapelassero in qualche modo e finissero per condizionare il nostro giudizio su colleghi o dipendenti?

In realtà , non tutto il male verrebbe per nuocere….
prendiamo in considerazione l’ipotesi di un utilizzo a scopo marketing, che società  come Google (indirettamente collegata al progetto 23andMe) potrebbero fare (ipoteticamente) propri gestendo le informazioni genetiche ottenute in un futuro non troppo lontano.
Interessante vero?

La proposta lanciata da WebNews è quella di attivare un “brainstorming diffuso“, una discussione aperta a tutta la comunità  avente come filo conduttore un tag comune: “23eNoi“.

Vogliamo sapere qual è la vostra opinione. Sarebbe molto interessante sentire la voce dei professionisti del settore o anche il parere degli operatori marketing e dei professionisti d’impresa.
Ma l’invito è rivolto a chiunque voglia contribuire ad un percorso di informazione e di comprensione su un argomento così delicato e comune a tutti, e che quindi in un modo o nell’altro ci potrebbe vedere potenzialmente coinvolti da vicino. Il futuro non è sempre è così lontano, no?