Governo, approvata riforma legge fallimentare

di Marianna Di Iorio

19 Giugno 2007 13:00

In sede di Consiglio dei Ministri è stata approvata la riforma della legge fallimentare recante nuove disposizioni che coinvolgono direttamente le PMI

Nella riunione di venerdì scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo che modifica la legge fallimentare in cui sono indicati i procedimenti concorsuali (fallimento e concordato preventivo).

In particolare, con lo schema approvato dal Governo si intende superare alcune discrepanze nel funzionamento delle procedure emerse nella prima fase di attuazione della riforma approvata nel Gennaio del 2006.

Lo stesso Programma di Governo ricorda che la legge attuale «sottrae al fallimento il 70% delle piccole imprese ed indebolisce, fino ad annullarlo, il rischio d’impresa, pregiudicando così le capacità competitive del sistema».

Infatti, secondo quanto si legge nell’art.1, modificato dal Decreto legislativo 9 gennaio 2006 n.5 ed entrato in vigore il 16 luglio 2006, «sono soggetti alle disposizioni sul fallimento, sul concordato preventivo e sull’amministrazione controllata gli imprenditori che esercitano una attività commerciale, esclusi gli enti pubblici e i piccoli imprenditori».

Il provvedimento, dunque, prevede di eliminare gli eccessi della riduzione dell’area della fallibilità, applicandola quindi ad una fascia molto più ampia ed estesa di imprese artigiane e di micro e piccole imprese.

Inoltre, il Decreto estende alle PMI la facoltà di avvalersi delle procedure di negoziazione della crisi d’impresa attraverso accordi per la ristrutturazione dei debiti, stipulati direttamente con i creditori e sottoposti a controllo del Giudice.

Secondo Confartigianato, il «nuovo strumento contrattuale assume importanza strategica poichè permette all’imprenditore in condizioni di crisi economica di recuperare le proprie potenzialità in accordo con i creditori stessi, contemperando gli interessi contrapposti sotto il vaglio ed il controllo del Giudice».

D’altra parte, aggiunge Confartigianato, non mancano aspetti negativi in quanto è prevista l’esclusione di familiari fideiussori dell’imprenditore fallito dalla definitiva liberazione dei debiti residui nei confronti dei creditori. In questo modo, gli imprenditori non avranno la possibilità di avvelersi di aiuti economici da parte dei familiari per intraprendere una nuova attività.