I consiglieri di amministrazione che siedono nei CdA delle società italiane lasciano poco spazio al confronto tra esperienze e competenze diverse, e poche opportunità per le donne: il manager uomo viene preferito nel 94% dei casi. Lo confermano i risultati, appena diffusi, della ricerca “The different facets of diversity in boards of directors”, condotta dall’Osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi e dell’associazione PWA (Professional Women’s Association).
La ricerca ha evidenziato una certa “tendenza alla clonazione” nelle dinamiche di inclusione nei CdA.
«Si recluta chi è già simile, ossia ha competenze ed esperienze simili a quelle già presenti nel CdA. Una pluralità di competenze e esperienze potrebbe invece aumentare la qualità dei processi di decisione», hanno spiegato Simona Cuomo e Adele Mapelli, coordinatrici dell’Osservatorio.
Sembra inoltre che tutte queste caratteristiche vengano ricercate mediante un sistema di selezione tradizionalmente maschile e poco aperto alla diversità dei profili.
Il merito è tra i requisiti principali, seguono il titolo di studio economico/finanziario, l’età anagrafica e il titolo postlaurea. Corsia preferenziale per chi ha avuto esperienze lavorative in città o Paesi diversi (il 45% ha cambiato per lavoro in due città e anche tre aziende) e possiede capacità di networking testimoniate dalla propria rete di relazioni professionali profit e no profit.