Fondi pensione, 230 mld da investire nelle PMI

di Anna Fabi

25 Gennaio 2019 14:32

Investimenti nelle PMI con strumenti innovativi o su misura da parte di Fondi Pensione, Casse di previdenza e Fondazioni: numeri e strategie.

Piani individuali di risparmio (Pir), Fondi di investimento alternativo (Fia) quotati, Elite Basket Bond e o Special purpose acquisition companies (Spac): sono tutti strumenti finanziari, spesso innovativi, pensati per favorire gli investimenti nell’economia reale e in particolare nelle PMI. Negli ultimi anni hanno registrato un progressivo aumento, e le istituzioni e gli operatori del settore continuano a potenziarne lo sviluppo.

A questo è dedicata l’iniziativa di Itinerari Previdenziali, in collaborazione con Borsa Italiana, per stimolare gli investimenti nelle PMI, che ha dato vita a un tavolo di lavoro decollato nel 2018 e che continua a proporre spunti e materiali di lavoro.

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Innanzitutto, i dati: fra Fondi Pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine bancaria, viene stimato un tesoretto pari a 230 miliardi di euro (fine 2017), da investire nelle PMI. Si tratta di un patrimonio cresciuto costantemente dal 2007 al 2017, con un incremento totale del 61%.

Quindi, il progetto: «siamo partiti da esperienze innovative e concrete, descrivendo obiettivi, difficoltà e aree di sviluppo innovative individuate da otto investitori istituzionali che già investono nell’economia reale – spiega Gianmaria Fragassi, che ha seguito e coordinato i lavori per il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Stiamo valutando per il futuro di aprire la discussione a imprenditori e manager delle PMI italiane per capire come migliorare l’incontro di domanda e offerta di finanziamenti».

Nell’ambito di questo progetto è stato realizzato il Quaderno di approfondimento “Investire in Italia: attività le potenzialità del Paese. Investitori istituzionali e asset alternativi: buone pratiche e strumenti per l’economia reale”, che analizza anche potenzialità e convenienza degli strumenti sul mercato, come quelli sopra citati.

Fra i tanti spunti emersi nel corso dei lavori del tavolo, Franzosi ne sottolinea due. In primis, la necessità di incentivare questo tipo di investimenti anche promuovendo agevolazioni fiscali e normative: la Legge di Bilancio 2019 affronta la questione con:

l’aumento dal 5 al 10% della soglia dell’attivo patrimoniale che le Casse Previdenziali dei liberi professionisti e i Fondi pensione possono destinare a investimenti qualificati e a piani di risparmio a lungo termine. E tra gli investimenti qualificati vengono introdotte quote e azioni di Fondi di venture capital italiani o europei. Sarà da comprendere nei prossimi mesi la portata di queste modifiche e come verranno attuate dal legislatore.

Il secondo elemento riguarda invece le strategie di investimento:

la scelta di investire in economia reale italiana deve essere sempre riconducibile agli obiettivi strategici dell’investitore istituzionale. Una delle necessità condivise da Fondi Pensione e Casse di Previdenza è quella di incrementare il grado di diversificazione dei portafogli: l’apertura ai cosiddetti investimenti alternativi potrebbe stabilmente attestarsi intorno al 10-15%, cogliendo le opportunità offerte dagli strumenti non tradizionali. Gli investimenti in economia reale italiana cresceranno nel prossimo futuro anche nella misura in cui verrà superata la pura logica di acquisto di un prodotto.