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Dazi USA al via dal 12 marzo: duro impatto sulle imprese italiane

di Barbara Weisz

10 Marzo 2025 09:10

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Il 12 marzo è prevista l'entrata in vigore dei dazi USA su acciaio e alluminio, il 2 aprile sulle merci UE: la guerra dei dazi e le ripercussioni economiche.

Nei prossimi giorni entrano in vigore i dazi USA su acciaio e alluminio, anche se l’amministrazione americana ha congelato di un mese le tariffe sui prodotti provenienti da Messico e Canada. Restano le barriere commerciali per i prodotti cinesi, che al 10% di inizio febbraio aggiungo da marzo un ulteriore 10%.

La guerra commerciale intrapresa dal presidente Donald Trump prosegue con le caratteristiche evidenziate fin dall’inizio: annuncio e marce indietro, che creano ulteriore incertezza sui mercati.

Vediamo esattamente come si configura la situazione attuale.

Dazi USA su acciaio, alluminio e prodotti UE

Mercoledì 12 marzo è previsto che entrino in vigore dazi al 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti. L’atto riguarda anche i prodotti europei. Il 2 aprile scatta un nuovo step con tariffe appesantite da dazi per le merci UE, anche in questo caso al 25%.

Per quantificare gli effetti in Italia c’è un termine di paragone: la prima amministrazione Trump aveva imposto tariffe che avevano provocato una riduzione per l’export italiano verso gli USA di due terzi.

Dazi USA su Canada, Messico e Cina

A livello internazionale, verso Canada e Messico i dazi sono rimandati al 2 aprile, anche se non su tutti i prodotti. Il congelamento riguarda le merci incluse nel trattato di libero commercio con USA e Canada (Usmca). Fra questi ci sono le auto (su cui il rinvio era già stato deciso) e altri prodotti chiave come quelli alimentari. In risposta allo slittamento, il Canada ha fatto analoga marcia indietro sui dazi del 25% sulle merci USA, annunciati in risposta a quelli trumpiani.

Sottolineiamo che negli ultimi mesi c’è stato un balletto di annunci sulle tariffe verso Canada e Messico. Prima sembrava che dovessero entrare in vigore all’inizio di febbraio, poi quando stavano per scattare il presidente americano le ha congelate per un mese, fino al 4 marzo. E infine il nuovo stop in extremis con il rinvio al 2 aprile.

Sulla Cina invece è invece già scattato un nuovo 10%, che va ad aggiungersi al 10% già applicato dal febbraio scorso. Qui c’è subito stata la risposta di Pechino, che ha annunciato barriere all’ingresso fra il 10 e il 15% sui prodotti alimentari importati dagli USA.

L’impatto economico dei dazi di Trump

La cosiddetta guerra dei dazi crea una nuova fase di incertezza economica a livello globale, che getta potenziali ombre anche sulla futura politica monetaria delle banche centrali. Intanto, l’Europa si prepara a rispondere alle barriere sull’acciaio con un piano per il settore siderurgico, previsto entro il 19 marzo. E per quanto riguarda le ripercussioni sull’Italia, secondo Prometeia le barriere doganali americane potrebbero costare alle aziende italiane fra i 4 e i 7 miliardi di euro. SACE misura un impatto nel 2026 di 6,8 miliardi di euro.

Gli Stati Uniti sono la seconda destinazione delle esportazioni italiane dopo la Germania, e valgono oltre il 10% dell’export totale. L’impatto quindi riguarda molti settori: Made in Italy, agroalimentare, vino, macchine utensili, farmaceutica, moda

Ci sono rischi di ripercussioni anche sull’economia americana. Il costo aggiuntivo delle merci alla fine si potrebbe trasmettere ai prezzi, facendo risalire l’inflazione. Rischiano di risentirne anche le imprese americane con sedi all’estero.