Si attendeva un trimestre a crescita zero e invece i dati preliminari Istat fotografano un dato addirittura negativo: da aprile a giugno il PIL (Prodotto interno lordo) italiano è calato di 0,3% punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti.
Su base tendenziale, cioè rispetto al secondo trimestre 2022, il PIL è cresciuto dello 0,6% ma l’ultimo dato segna una drastica inversione di tendenza dopo il sorprendente +0,6% dei primi tre mesi dell’anno, che porta la crescita acquisita dell’intero 2023 a +0,8%.
PIL in calo: i dati preliminari Istat
Il dato negativo del secondo trimestre è attribuibile a due fattori fondamentali: il calo dell’agricoltura e quello dell’industria, mentre invece crescono i servizi.
I settori più in crisi
Su base congiunturale è il più vistoso calo dal quarto trimestre del 2020 (quando il PIL era sceso dello 0,7%), e il secondo segno negativo degli ultimi 12 mesi (-0,1% nel quarto trimestre 2022). Su base tendenziale, invece, è la decima crescita consecutiva.
«Questo risultato – segnala l’Istat – è dovuto a una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi. Dal lato della domanda la flessione proviene dalla componente nazionale al lordo delle scorte, con la componente estera netta che ha fornito un apporto nullo».
Nei giorni scorsi, la congiuntura flash di Confindustria prevedeva una stagnazione, quindi i dati preliminari Istat sono persino peggiori delle attese.
Il confronto con l’Europa
Il PIL italiano è abbondantemente sotto la media dell’Eurozona, che in base ai dati Eurostat nel secondo trimestre è cresciuta dello 0,3% (l’intera Ue è invece a crescita zero). Dunque, un vistoso passo indietro rispetto al risultato del primo trimestre, che aveva visto la Penisola fra le locomotive d’Europa.
Inflazione in frenata
C’è anche un dato positivo dall’economia italiana: sempre in base ai dati Istat (stima provvisoria) l’inflazione in luglio scende al 6% (dal 6,4% di giugno),e rallenta anche l’indice dei prezzi al netto di alimentari e beni energetici (al 5,2% dal precedente 5,6%). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.
Commercio estero in chiaroscuro
Infine il commercio estero: l’export a giugno segna un lieve incremento dello 0,4%, che porta la flessione trimestrale rispetto ai primi tre mesi dell’anno a -3,7%.
Prosegue invece la riduzione delle importazioni, che segnano una riduzione del 14,6%. Aumentano su base annua le esportazioni verso paesi sudamericani MERCOSUR (+13,3%), sud est asiatico, (paesi ASEAN, +12,4%), Svizzera (+9,7%), paesi OPEC (+8,0%), Stati Uniti (+6,9%) e Giappone (+6,8%), mentre continua la flessione verso la Cina, -6,9%, e flettono anche Turchia (-18,5%), e Regno Unito (-2,9%). I
l calo dell’import è spiegato per oltre la metà dalla caduta degli acquisti di energia. Il deficit energetico, rileva l’Istat, «è più che dimezzato rispetto a giugno 2022 e il surplus commerciale con i paesi extra Ue27, sostenuto dal forte avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, è, a prezzi correnti, il più elevato da oltre trenta anni».