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Riforma aliquote IRPEF e reddito imponibile: nuove regole 2024

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 13 Ottobre 2023
Aggiornato 14 Ottobre 2023 14:52

Riforma aliquote IRPEF: cosa cambia nel 2024 e a seguire, con la nuova Legge di Bilancio e i decreti collegati in attuazione della legge delega fiscale.

Con l’avvicinarsi della Legge di Bilancio 2024 entra nel vivo anche la riforma IRPEF prevista dalla delega fiscale.

Per il momento si agirà riducendo aliquote IRPEF e scaglioni. In considerazione delle risorse limitate, si parte per il 2024 (sui redditi 2023) con l’annessione del secondo scaglione sotto al primo, ossia con l’accorpamento dei redditi fino a 28mila euro con aliquota IRPEF al 23%.

Come cambiano gli scaglioni IRPEF per il 2024

Si prevede un accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF rispetto alla situazione attuale, con le seguenti aliquote e detrazioni:

  1. redditi fino a 28.000 euro: aliquota IRPEF del 23% e detrazione di 1.880 euro (ameno 690 euro oppure, se a tempo determinato, almeno 1.380 euro);
  2. redditi da 28.000 a 50.000 euro: aliquota IRPEF del 35% e detrazioni pari a 1.910*[(50.000-reddito complessivo)/(50.000-28.000)]
  3. redditi oltre 50.000: aliquota IRPEF del 43% senza detrazioni.

Come cambia l’IRPEF negli anni successivi

Se ci saranno le risorse, si replicherà per il 2025 (sui redditi 2024). La Delega fiscale prevede a tendere una revisione del meccanismo di tassazione del reddito delle persone fisiche – con la futura separazione fra tipologie di reddito (da lavoro dipendente, da lavoro autonomo, d’impresa, da fabbricati, redditi agrari, finanziari e redditi diversi).

Prevista anche una maggiore flessibilità sulle deduzioni dall’imponibile fiscale: le persone fisiche soggette ad IRPEF potranno portare in deduzione dal reddito imponibile le spese necessarie alla “produzione”, inteso come lavoro (come le spese di trasporto quotidiano o per le dotazioni tecnologiche magari).

Esonero contributivo in busta paga con proroga 2024

Per il 2024 il Governo ha confermato la proroga del taglio del cuneo fiscale. Si tratta di un esonero sulla trattenuta INPS in busta paga a carico del lavoratore con contratto subordinato (dipendenti e assimilati) fino ad una certa soglia di retribuzione mensile, applicato mese mese mese.

  • L’esonero è del 6% se il reddito imponibile previdenziale non è superiore a 2.692 euro lordi su 13 mensilità.
  • L’esonero sale al 7% se il reddito imponibile non è superiore a 1.923 euro su 13 mensilità.

Cosa prevede la riforma IRPEF del Governo Meloni

Viene delineato un sistema fiscale con aliquota unica (flat tax per tutti) che garantisce progressività tramite il sistema di deduzioni e detrazioni.  Nello specifico, nella delega al Governo per la riforma fiscale si prevede di agire lungo le seguenti direttrici:

  • fascia unica di esenzione fiscale per dipendenti e pensionati,
  • deduzione delle spese di produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato,
  • flat tax su tredicesime e straordinari che eccedono una determinata soglia e sui premi di produttività.
  • riordino bonus fiscali (senza toccare voci fondamentali come detrazioni sanitarie o spese d’istruzione).

Reddito imponibile: come funziona oggi?

Il reddito imponibile  è il valore complessivo di quanto prodotto o goduto dal soggetto, ossia la base imponibile su cui si calcolano pertanto sia le tasse sia i contributi previdenziali. Si tratta di una cifra lorda, determinata a partire dal reddito complessivo di un individuo (o società), dal quale però vengono sottratti alcuni oneri ritenuti deducibili, previsti per legge a seconda della natura del reddito stesso o del soggetto.

Redditi di lavoro dipendente e assimilati

I redditi di lavoro dipendente a tempo indeterminato sono quelli percepiti da chi lavora con contratto subordinato a tempo indeterminato, oppure assimilati a tale tipo di contratto. Essi comprendono il salario, le gratifiche, la tredicesima e la quattordicesima, gli straordinari, le indennità di trasferta, le indennità di turno, le indennità di malattia e molti altri elementi previsti dalla legge. Per i dipendenti a termine il meccanismo fiscale applicato è lo stesso.

Imponibile previdenziale e Certificazione Unica

L’imponibile previdenziale indicato nella Certificazione Unica (ex CUD) è il valore su cui si calcolano le contribuzioni previdenziali da versare all’INPS, determinato a partire dal reddito complessivo e si ottiene sottraendo alcune voci come la contribuzione obbligatoria per la previdenza sociale.

Imponibile previdenziale e RAL

L’imponibile previdenziale e RAL (Reddito annuo lordo) sono due indicatori fondamentali per determinare la base imponibile su cui calcolare le contribuzioni previdenziali e l’imposta sul reddito (le tasse).

  • L’imponibile previdenziale è il valore lordo del reddito su cui si calcolano i contributi INPS applicati (compreso l’esonero parziale determinato dal taglio del cuneo fiscale per alcune fasce di reddito previste dalla Manovra 2023)
  • La RAL (stipendio annuo lordo, comprensivo di varie voci) è il valore lordo del reddito utilizzato come base imponibile per calcolare l’imposta sul reddito (IRPEF) nonché le detrazioni fiscali.

=> Calcolo stipendio netto  online

Come si calcola il reddito imponibile?

La base di reddito imponibile ai fini fiscali e previdenziali si calcola sottraendo dal reddito complessivo gli oneri deducibili per legge. Il reddito imponibile al termine di questa operazione, sarà dunque il reddito su cui si calcola l’imposta (ad esempio nel 730) e le contribuzioni previdenziali (trattenute in busta paga dall’INPS) e su cui si applicano le detrazioni (come ad esempio le spese sanitarie, le spese per l’istruzione, le spese per gli interessi del mutuo, e molte altre ancora).

Lo stipendio netto in busta paga equivale allo stipendio lordo meno i contributi e le tasse (applicate dal datore di lavoro). Nella dichiarazione dei redditi, il reddito netto è dato dall’imponibile lordo meno gli oneri deducibili e detraibili.