Tratto dallo speciale:

Le proposte di Bankitalia per il futuro del Superbonus in edilizia

di Barbara Weisz

23 Febbraio 2023 15:43

Il Superbonus ha creato lavoro e valore aggiunto ma la cessione dei crediti impatta sul deficit: audizione Banca d'Italia sul futuro dei bonus.

Il Superbonus e i crediti d’imposta edilizi hanno avuto un impatto positivo sulla crescita del settore, centrando l’obiettivo di stimolo e riconversione green del patrimonio edilizio del Paese. D’altra parte, hanno un innegabile impatto sui conti pubblici, che motiva lo stop di Governo per nuovi lavori dal 17 febbraio in poi. Sono le considerazioni di partenza dell’analisi della Banca d’Italia in audizione in commissione Finanze al Senato.

Giacomo Ricotti, capo del servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, ha fornito dati e strumenti di riflessione per il decisore politico. Vediamoli.

Bonus edilizi: contesto ed evoluzione

Le agevolazioni per la riqualificazione del patrimonio edilizio sono state introdotte in Italia a partire dal 1998, con il bonus ristrutturazioni, a cui in tempi più recenti si sono aggiunti interventi volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici o a diminuire il rischio sismico. «Le misure – spiega Ricotti – consistono in una serie di detrazioni d’imposta parametrate alle spese sostenute; sono state oggetto nel tempo di numerose proroghe e modifiche che hanno interessato l’aliquota di detrazione, i limiti massimi di spesa, la tipologia di interventi agevolabili e la platea dei beneficiari».

Nel 2020, c’è stata una svolta. Prima di questa data, salvo alcune limitate eccezioni, le agevolazioni «potevano essere fruite solo direttamente dal soggetto che aveva sostenuto le spese, facendo valere le detrazioni in quote annuali a scomputo delle imposte indicate nella dichiarazione dei redditi». Il decreto Rilancio del 2020 ha introdotto il Superbonus, con un aliquota al 110%, e soprattutto «ha stabilito un nuovo regime di utilizzabilità», la cessione del credito. Al contribuente «è stata concessa la possibilità di optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione, per un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto (anticipato dai fornitori) o per la cessione, sotto forma di credito d’imposta, della detrazione spettante».

Il meccanismo delle cessioni «è stato oggetto di numerosi interventi legislativi a seguito dei quali i crediti risultano ora cedibili a qualunque soggetto solo in sede di prima cessione». Ci sono poi altre tre cessioni previste solo verso banche, assicurazioni, e intermediari finanziari iscritti all’Albo, e un’ulteriore operazione possibile solo a favore dei clienti professionali privati con cui abbiano stipulato un contratto di conto corrente».

L’ultimo step legislativo è quello del 17 febbraio 2023, data dalla quale «non è più possibile optare per i nuovi interventi per lo sconto sul corrispettivo dovuto né per la cessione del credito d’imposta». Questa decisione del Governo è motivata con l’impatto sui conti pubblici.

Perché la cessione impatta sul deficit

In base alle attuali regole contabili, «gli effetti del Superbonus sull’indebitamento netto si manifestano gradualmente, secondo la tempistica di fruizione dell’agevolazione». L’utilizzo dei crediti in rate pluriennali e la loro contabilizzazione per cassa, determinano che i maggiori costi e gli effetti indotti si verifichino in momenti diversi sui conti pubblici: «nel biennio 2021-2022 il disavanzo ha beneficiato in misura sostanziale delle maggiori entrate connesse con la crescita dell’attività economica nel comparto edilizio; i costi legati all’utilizzo dei crediti d’imposta maturati si registreranno invece in larga misura negli anni successivi».

Qui interviene il meccanismo della classificazione contabile, che determina l’impatto sul deficit. Il punto è che i crediti vengono considerati «non pagabili», invece che pagabili». Un incentivo non-payable, spiega Ricotti, «viene registrato nell’indebitamento netto solo al momento in cui effettivamente viene utilizzato (ad esempio in compensazione, se si tratta di un credito d’imposta), mentre uno payable «viene incluso già quando matura. Su questo aspetto dovrebbe incidere, per il futuro, la recente decisione del Governo di impedire la cedibilità dei crediti».

Il concetto viene chiarito anche da Luca Ascoli, direttore delle statistiche di finanza pubblica di Eurostat, sempre in sede di audizione al Senato. L’impatto sul deficit è lo stesso, sia che il credito sia pagabile sia che non lo sia. Cambia semplicemente il momento in cui vi sarà un impatto, e non l’ammontare totale finale del costo della misura.

«Nel caso di crediti pagabili, l’impatto sarà nel momento dell’attività soggiacente alla creazione del credito, cioè l’attività di costruzione edilizia, che dà origine al credito stesso, mentre nel caso di credito non pagabile, l’impatto sarà costituito dalle mancate entrate fiscali future (cinque anni nel caso del Superbonus).

Un esempio pratico: «se nel caso di un credito pagabile pari a 100, questo ammontare va considerato come una spesa per lo stato nell’anno della creazione del credito, nel caso di un credito pagabile spalmabile su 5 anni, l’ammontare da considerare come un mancato introito per lo Stato sarà pari a 20 ogni anno per una durata di 5 anni, ma la cifra finale di 100 sarà per l’appunto la stessa in entrambi i casi». Quindi, la pagabilità o non pagabilità di un credito «non ha alcuna influenza né sul debito dello Stato né sulla cifra finale totale da imputare come effetto sul deficit negli anni impattati da tale misura, ma solamente sul profilo temporale dell’impatto sul deficit nel corso degli anni. Vale a dire, 100 per il primo anno e zero per gli anni successivi nel caso di credito pagabile, e 20 all’anno per 5 anni nell’altro caso».

Comunque sia, il punto è che c’è un impatto sul deficit.

Impatto dei bonus edilizi sulla crescita

Le agevolazioni hanno centrato l’obiettivo del sostegno alle costruzioni. Sulla base dei dati ENEA, gli investimenti residenziali realizzati con questo incentivo alla fine dello scorso gennaio ammontano complessivamente a circa 46 miliardi. Gli investimenti in abitazioni nei primi tre trimestri del 2022 sono cresciuti di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo 2019, il comparto delle costruzioni ha registrato aumenti del valore aggiunto (+ 27%) e dell’occupazione (+18%). «Dinamiche molto sostenute – rileva Ricotti – , anche se si tiene conto dell’andamento dei prezzi e dei costi dell’edilizia. Si può stimare, utilizzando tecniche econometriche basate sull’analisi controfattuale, che circa la metà degli investimenti che hanno beneficiato del Superbonus abbiano carattere aggiuntivo (non si sarebbero cioè verificati in assenza dell’incentivo)».

Le proposte di Bankitalia

Per evitare distorsioni, nell’audizione sono stati forniti i seguenti suggerimenti.

In primis, «prestare attenzione alla definizione di requisiti di accesso, idonei a identificare la platea dei beneficiari in modo coerente con le finalità che si intendono perseguire, valutando accuratamente il rapporto tra i costi delle misure e l’efficacia. Per esempio, se lo scopo è quello di incentivare determinate spese e non genericamente di ridurre il carico fiscale, in presenza di vincoli finanziari occorrerebbe adottare criteri selettivi per evitare il riconoscimento del beneficio per spese che sarebbero state comunque sostenute».

Per le persone fisiche, «l’obiettivo incentivante o di ristoro può essere accompagnato da considerazioni di carattere distributivo, indirizzando i benefici a specifiche classi di destinatari ritenuti meritevoli, anziché alla generalità dei soggetti».

Selettività che «può essere realizzata subordinandone – o modulandone – l’erogazione alla prova dei mezzi». Magari, non considerando solo il reddito dichiarato, che «si riferisce al solo individuo anziché al nucleo familiare, risente dell’evasione e non tiene conto dei redditi derivanti dalle diverse forme di ricchezza soggetti a regimi di imposizione sostitutiva».

Un altro aspetto fondamentale è un adeguato contrasto alle frodi. Tra l’altro, anche nella definizione degli incentivi fiscali alle imprese nel futuro saranno importanti «le implicazioni delle nuove regole di tassazione internazionale», e un’attenta attività di monitoraggio.