Dotazione ICT: pomo della discordia in ufficio

di Alessandra Gualtieri

14 Gennaio 2008 11:00

Ricerca Usa: la diversa distribuzione di terminali tlc e soluzioni per la mobilità può far crollare il morale - e la resa produttiva - ai dipendenti "esclusi"

Poter utilizzare pc portatili, device mobili e servizi di tlc per incrementare le performance sul lavoro e favorire la mobilità dei dipendenti è un beneficio riconosciuto, in grado anche di ridurre lo stress e stimolare la produttività.
Ma cosa accade a chi resta in ufficio, costretto a lavorare senza poter disporre di soluzioni portatili e wireless? Cosa succede all’umore dei dipendenti indoor e alla loro resa?

Secondo un nuovo studio effettuato su 240 impiegati di media impresa, la mancanza di tecnologia mobile può portare gli esclusi a frustrazione psicologica che si traduce in carenza produttiva sul lavoro. In alcuni casi, addirittura in un aumento delle probabilità di autolicenziarsi, come rivela il professor Timothy Golden docente di management presso il Rensselaer Polytechnic Institute e autore della ricerca.

La dotazione tecnologica in ufficio, quindi, potrebbe essere il nuovo pomo della discordia nel business dell’era digitale. L’accesso alle soluzioni Ict diventa una sorta di cartina al tornasole che evidenzia la fiducia dei datori di lavoro, l’attribuzione di valore alle mansioni svolte, la professionalità premiata.

Di contro, vedersi negati tali simboli del business equivale a scarsa stima e importanza in ufficio. Non solo: non poter disporre di soluzioni per la mobilità o il telelavoro porta a raddoppiare il carico psicologico delle proprie mansioni in azienda. La conseguenza più immediata è il crollo del senso di responsabilità.

Secondo lo studio di Golden, il 37% delle aziende propone al proprio personale soluzioni per la mobilità sul lavoro, attraverso programmi flessibili che crescono ad un ritmo dell’11% annuo. Certo, nelle aziende più piccole tali scenari sono meno frequenti, eppure proprio l’esiguo numero di dipendenti può portare certe disparità di trattamento a situazioni di scontento ancora più marcate.