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Lavoro, i pilastri del Pacchetto del Governo

di Barbara Weisz

24 Giugno 2013 17:37

Assunzioni agevolate di giovani, corsia preferenziale per il Mezzogiorno, maggiore flessibilità in entrata, potenziamento del collocamento, Erasmus dell'occupazione: ecco il Pacchetto Lavoro che approda in CdM, e le anticipazioni del vertice UE.

Quest’ultima settimana di giugno è decisiva sul fronte lavoro: mercoledì 26 è prevista la riunione del Consiglio dei ministri che approverà il pacchetto Lavoro con le modifiche alla Riforma Fornero, e poi il premier Enrico Letta volerà a Bruxelles per un altro vertice fondamentale per l’occupazione, il 27 e 28 giugno, con al centro la questione dei giovani.

In vista, c’è quello che è già stato definito un “Erasmus dell’occupazione“, che preveda sinergie fra scuola, università e agenzie per il lavoro a livello continentale, oltre a richieste precise, ad esempio sul fronte dello sblocco di risorse europee per favorire l’impiego dei giovani. Vediamo tutto.

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Il Pacchetto Lavoro

In vista del Cdm di mercoledì, il governo è impegnato in un fitto giro di consultazioni con le forse di maggioranza, dopo quelle con le parti sociali. Nel frattempo, si delinea con sempre maggior precisione l’impianto del decreto in preparazione. Lo stesso premier ne fornisce una sintesi in un intervento pubblicato dal Financial Times: l’esecutivo «adotterà misure importanti per ridurre il costo del lavoro sulle nuove assunzioni, riorganizzare i centri pubblici per l’impiego, semplificare l’apprendistato e aumentare la flessibilità in entrata».

Dunque, saranno tre i pilastri fondamentali:

  • taglio al costo del lavoro: riguarderà solo le nuove assunzioni, per una più organica riduzione del cuneo fiscale (chiesto a gran voce dalle imprese, Confindustria in primis), bisognerà attendere l’autunno (nei giorni scorsi lo hanno anticipato i ministri economici del governo, non si esclude che il tutto finirà nella Legge di Stabilità 2014). L’incentivo fiscale riguarderà in particolare le assunzioni di giovani, e sul piatto c’è un miliardo di euro (si tratta di una riprogrammazione di fondi europei destinati al Mezzogiorno, e con ogni probabilità saranno in gran parte destinati proprio alle regioni del Sud).
  • Novità sui contratti: la più rilevante riguarda le pause fra i contratti a termine, che la riforma del Lavoro dell’estate scorsa (legge 92/20120) aveva innalzato a 60-90 giorni e che invece sono destinati a tornare più brevi. Nei giorni scorsi si parlava di un intervallo fra i 20 e i 30 giorni (a seconda della durata del contratto), ma ora ci sono indiscrezioni secondo cui si potrebbe tornare alle pause pre-riforma, pari a 10-20 giorni, almeno in via sperimentale per due anni (periodo di tempo che corprirebbe l’Expo 2015, stimolando dunque i contratti a tempo determinato in vista dell’evento milanese). Previste anche novità sul fronte dell’apprendistato, con paletti meno rigidi sull’obbligo di stabilizzare vecchi contratti per effettuarne di nuovi, e modifiche di piccola entità sui contratti flessibili.
  • Agenzie per l’impiego: si annunciano misure per potenziare i servizi di collocamento, che al momento non sono una risolrsa particolarmente utilizzata da chi cerca lavoro, pur in piena emergenza occupazionale. Il modello è quello tedesco, paese che spende circa cinque miliardi all’anno per far funzionare il collocamento, contro i circa 500 milioni di risorse italiane. Questo è un capitolo sul quale assumerà una certa rilevanza anche il vertice del Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno: l’Italia è intenzionata a chiedere lo sblocco di fondi europei da destinare al potenziamento dei centri per l’impiego.

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Il vertice Europeo

E’ stato preceduto da un pre-vertice fra i ministri del Lavoro e dell’Economia di Italia, Francia, Spagna e Germania, a Roma lo scorso 14 giugno, servvito a mettere a punto una piattaforma comune per l’occupazione e la crescita delle imprese e del mercato del lavoro europeo (leggi qui). A Bruxelles, avverte Letta nell’intervento sul Financial Times «non potrà bastare una dichiarazione di intenti. Dovremo prendere decisioni che parlano ai nostri giovani e affrontare i loro bisogni e le loro aspirazioni. In caso contrario, il risentimento può diventare terreno fertile per i movimenti populisti ed estremisti, con il rischio di un contraccolpo a maggio 2014, con l’elezione del più euroscettico Parlamento europeo della storia. In gioco non c’è solo il futuro di una generazione, ma la prospettiva dell’Europa tutta».

Si pensa, fra le altre cose, a una sorta di Erasmus 2.0, con una nuova focalizzazione sulla ricerca di lavoro dei giovani che nel corso della carriera universitaria trascorrono un periodo in un ateneo europeo. Per il progetto verranno aumentato le risorse destinate all’attuale Erasmus, così come si pensa a un potenziamento dei fondi per programmi come il già esistente “Your first Eures job“, il tuo primo lavoro europeo, che prevede sostegno finanziario per le imprese fino a 250 dipendenti che assumono giovani che provengono da un altro paese Ue. Previsto un contributo per il colloquio all’estero, che cambia a seconda della distanza fra la città d’origine e la sede del colloquio.

Le parti sociali

I segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato il premier, Enrico Letta, che ha confermato incentivi alle assunzioni a tempo indetrminato dei giovani e, si legge nella nota congiunta dei sindacati, «ha ribadito l’impegno di giungere rapidamente alla definizione del tema esodati».

I sindacati hanno chiesto «un’azione incisiva del governo sulle nuove vertenze che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro», sottolineato «la necessità di partire dal fisco per dare reali prospettive al lavoro», e annunciano l’apertura di un tavolo con l’esecutivo che, a partire da inizio luglio, affronterà i seguenti temi: evasione fiscale, redistribuzione del reddito, taglio della tassazione sul lavoro dipendente e sulle pensioni.

Le PMI di Rete Imprese Italia avevano già nei giorni scorsi insistito sulla maggior flessibilità in entrata, mentre il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi ritiene che il miliardo per il rilancio dell’occupazione giovanile «è un inizio, ma sicuramente non e’ una cifra esaustiva», perché per far ripartire l’occupazione tutta, anche quella giovanile, serve un piano organico che rilanci la crescita.