Voucher addio: i lavori penalizzati

di Barbara Weisz

20 Marzo 2017 18:00

Lavori domestici, prestazioni occasionali, lavori stagionali: i settori che accusano lo stop ai voucher lavoro dopo il decreto di abolizione in vigore.

Non si possono più acquistare voucher: dal 17 marzo stop ai buoni lavoro, è possibile solo utilizzare quelli già acquistati, che devono essere spesi entro il 31 dicembre 2017: lo prevede il decreto 25/2017, approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato a tempi di record in Gazzetta Ufficiale con entrata in vigore immediata. Tecnicamente, abolisce gli articoli da 48 a 50 del decreto attuativo del Jobs Act 81/2015, che regolamentavano il lavoro accessorio. Il provvedimento è  esecutivo ma deve essere trasformato in legge dal Parlamento nei prossimi 60 giorni.

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Periodo transitorio

Il Governo ha annunciato che la disciplina del lavoro accessorio sarà oggetto di una nuova normativa, su cui è aperta la consultazione con le parti sociali. Il problema è che nel frattempo c’è un vuoto legislativo che mette in difficoltà la gestione del personale in lavoro occasionale.  In parole semplici, tutti i casi in cui i voucher attualmente vengono utilizzati per pagare prestazioni che sono effettivamente di lavoro accessorio non hanno una regolamentazione di riferimento. Stewart e hostess di manifestazioni ed eventi, lavoro domestico. Protestano le associazioni del commercio e dell’agricoltura in vista del periodo estivo, con il lavoro stagionale.

Sono a rischio anche i voucher baby sitting introdotti dalla legge 92/2012 e appena prorogati fino al 2018 dalla Legge di Stabilità 2018: si tratta di buoni lavoro a disposizione delle mamme, alternativi al congedo parentale, per pagare servizi di baby sitting, per un totale di 600 euro al mese per un massimo di sei mesi. Queste somme possono essere utilizzate, in alternativa, per iscrivere il figlio a una scuola per l’infanzia. Questa parte dell’agevolazione non viene intaccata, mentre quella relativa ai voucher rischia di non essere più praticabile. Sicuramente si potranno spendere i voucher già acquistati (come previsto in tutti i casi).

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L’intenzione del Governo, esplicitata dal premier Paolo Gentiloni al termine del Consiglio dei Ministri, era quella di evitare il referendum, indetto per il prossimo 28 maggio. Come si vede, però, c’è una fase di transizione che inizia un po’ nel caos, avendo abolito un sistema senza che ci sia già una riforma approvata.

Sindacati

La Cgil, promotrice del referendum, esulta:

«il decreto legge del governo, che cancella l’attuale istituto dei voucher e ripristina la responsabilità solidale negli appalti, è un primo straordinario risultato della nostra iniziativa» sottolinea il sindacato confederale, che prosegue: «ora il Parlamento deve trasformare in legge il decreto del governo affinché la Corte di Cassazione possa dichiarare accolte le nostre istanze e quindi superato il voto referendario». Nel frattempo, l’impegno referendario prosegue «fino a quando la legge su voucher e appalti non verrà approvata».

Protesta imprese

Pioggia di critiche arriva invece dal mondo delle imprese. Per Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria:

la scelta di abolire i voucher è «molto deludente, anche dal punto di vista politico».

Confcommercio sottolinea che la scelta:

«sembra legata più alla volontà di evitare il referendum che ad una valutazione di merito», e comunque «crea un vuoto non tenendo conto che quelle prestazioni sono comunque presenti nelle imprese». Dunque, epilogo «paradossale» per alcuni settori, come turismo e ristorazione, nei quali l’occupazione stabile è cresciuta ma anche i voucher «erano uno strumento molto apprezzato soprattutto perché consentivano di operare legalmente e con semplicità».

L’abrogazione è un errore anche per Confesercenti, che chiede di ripristinare l’utilizzo dei buoni fino a quando non ci sarà una nuova normativa che regolamenti i mini jobs. Il presidente Massimo Vivoli difende i voucher: i dati dimostrano l’occasionalità dell’impiego dei buoni:

«in media, i lavoratori pagati con voucher hanno guadagnato 600 euro lordi all’anno a testa. Somme lontane dalle remunerazioni che si ottengono attraverso un lavoro continuativo, e che infatti sono state percepite per due terzi da persone con un’altra fonte di reddito, da lavoro autonomo, dipendente o anche da pensione, in cerca di un’integrazione del reddito. Cancellare i buoni lavoro, completamente o parzialmente, non vuol dire solo danneggiare le imprese, ma togliere a queste persone un’occasione di guadagno».

Per la Coldiretti, la sospensione improvvisa della vendita dei voucher nelle tabaccherie rende l’annunciata fase transitoria per consentire l’utilizzo dei voucher fino al 31 dicembre:

«una farsa che danneggia imprese e lavoratori». Anche l’associazione di agricoltori chiede che si ripristini la possibilità di acquistare i voucher lavoro fino a quando non sarà individuato «uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher e tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti Paesi dell’Unione Europea».