Lavoro nella Gig e Sharing Economy: Lazio apripista

di Teresa Barone

15 Giugno 2018 09:07

Una legge ad hoc per tutelare i lavoratori della Gig Economy entro luglio: la Regione accelera e pensa a un portale ad hoc.

Prosegue l’impegno della Regione Lazio per varare una legge ad hoc che tuteli il lavoro digitale, una normativa volta a disciplinare diritti e tutele per i lavoratori della Gig Economy. A pochi giorni dalla conclusione della consultazione pubblica che dovrà definire il “Foglio dei diritti primari del lavoro digitale”, infatti, il Presidente Nicola Zingaretti annuncia l’avvio di una legge specifica entro luglio.

Nel Lazio non abbiamo perso tempo, abbiamo proposto la ‘carta dei diritti del lavoro digitale’, stiamo ascoltando lavoratori, sindacati, giovani e piattaforme, portando avanti la consultazione online. Entro luglio promuoveremo la legge più moderna d’Italia sul lavoro digitale. Vogliamo dare diritti a chi non ne ha, pronti a un impegno comune con il Governo per raggiungere questo obiettivo.

Una tematica affrontata a che dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi di Maio agli esordi dell’incarico. Incontrando i “riders” di Bologna, infatti, il neo-Ministro ha voluto dare un segnale forte di interesse del Governo verso queste categorie di lavoratori

Il mio primo atto è stato quello di incontrare lavoratori delle gig economy che consegnano in bicicletta, sono il simbolo di una generazione abbandonata, che non ha tutele e a volte nemmeno un contratto. Oggi inizia il percorso per avere un lavoro meno precario, che abbia un salario minimo orario, questo è il primo atto di un ministero che vuole tutelare le fasce più deboli.

La Regione Lazio prevede anche la creazione del Portale del lavoro digitale, una sorta di anagrafe che consentirà alle imprese che operano nella Gig economy e ai lavoratori che offrono il proprio lavoro la registrazione online attraverso App digitali ad hoc.

Ai lavoratori digitali iscritti all’elenco regionale, inoltre, l’amministrazione regionale pensa di concedere tutele supplementari rispetto a quelle contrattuali promuovendo nel contempo politiche attive del lavoro per favorire l’accesso a nuove opportunità professionali.